Una volta tanto non sono solo Danilo Toninelli e Luigi Di Maio a dire qualche fesseria. Il governo del cambiamento cambia anche nelle gaffe da commettere. Stavolta tocca al ministro della Cultura Alberto Bonisoli (nel tondo). Il direttore d'orchestra Riccardo Muti nei giorni scorsi, in un'intervista a Repubblica, aveva commentato il divieto del Mibac al trasferimento delle «Sette opere di misericordia» di Caravaggio dal Pio Monte al Museo di Capodimonte per la mostra «Caravaggio Napoli», al via il 12 aprile. «Negare quel Caravaggio al museo è un danno all'Italia», aveva detto Muti. Il ministro grillino ieri ha parlato di rischi nella «movimentazione» delle opere. Per poi aggiungere: «Il maestro Muti ha una certa età (77 anni, ndr), gli voglio bene ed è una grande figura della musica italiana, lo abbraccio». Il no del ministero al prestito è frutto «di valutazioni tecniche» ha detto Bonisoli, che spiega «io non sono un tecnico, penso a gestire questa pala come se fosse mia personale». Sulle polemiche seguite al no allo spostamento dell'opera, Bonisoli replica: «La dialettica va sempre bene, abbiamo fatto un ragionamento con il direttore Bellenger e il direttore del Pio Monte per trasformare quello che potrebbe essere una criticità in un vantaggio».
Bonisoli è stato ricoperto da improperi da ogni parte compreso, ovviamente, quella di Matteo Renzi che definisce il governo «banda di scappati di casa». Pier Ferdinando Casini aggiunge: «Tragico offendere Muti».
Per il responsabile Cultura di Forza Italia Andrea Cangini «l'agghiacciante battuta liquidatoria rivolta a un gigante della cultura italiana illustra il nanismo di chi l'ha pronunciata». «Volgare sbruffone», completa la carrellata la deputata Pd Anna Ascani.«C'è stata un po' di strumentalizzazione - risponde Bonisoli - Dopo cerco il maestro Muti e ci spieghiamo un attimo, così lo tranquillizzo».
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