Nel 1729 l'autore dei Viaggi di Gulliver Jonathan Swift scrisse l'ironico A modest proposal nel quale teorizzava l'idea di vendere i figli dei poveri come cibo per ricchi. Sono passati quasi 300 anni, i figli sono diventati merce. Selezionati, fatti su misura, comprati e restituiti se fallati, soppressi quando sono rotti. L'ultimo diaframma l'ha frantumato il Comitato nazionale di bioetica, per cui è inutile «intraprendere certi percorsi clinici solo per accondiscendere alle richieste dei genitori di bambini malati terminali», perché sarebbero «inefficaci» e «sproporzionati». Cosa aspettarsi quando anche la nutrizione nasogastrica è considerata «accanimento terapeutico»?
Sia chiaro, si fa tutto «in nome del superiore interesse del bambino», frase spietata tipica della Newspeak, la neolingua politicamente corretta di 1984, fatta di eufemismi e ribaltamenti della realtà, a cui oggi si abbevera sinistra e mondo Lgbt con idee del tipo «la madre è un concetto antropologico». Oggi è più importante salvare il Pianeta che i bambini, lo sa bene il sindaco Pd di Cremona che sull'opuscolo del Comune sposa le tesi neomalthusiane per cui è meglio fare meno figli perché inquinano come la plastica o le marmitte, visto che ognuno di noi produce - orrore - due tonnellate di Co2.
Sono le idee puzzolenti d'Oltreoceano sponsorizzate dalla stellina democratica Alexandria Ocasio Cortez: «Nel 2050 saremo 10 miliardi. Le vite dei nostri bambini saranno molto difficili, è giusto continuare a fare figli?». Diciamocelo, dai: se devi vivere male, che nasci a fare? È quello che si sono chiesti nei Paesi scandinavi, e la risposta è stata la diagnosi prenatale gratis e bimbi con la sindrome di Down soppressi alla nascita. E siccome qualcuno sfugge alla gaia scienza in America hanno partorito una riforma dell'aborto che prevede la soppressione del feto financo al nono mese grazie a un artificio linguistico secondo cui essere nato (born) non significa necessariamente essere vivo (alive), potenza della Newspeak.
Come scriverebbe Swift, a questo punto meglio morto che in mano a madri che ti considerano giocattoli sessuali, meglio in Paradiso che in mano ad assistenti sociali spregiudicati che montano e smontano le famiglie come un castello di Lego, meglio in cielo che nel cestino dei bambini spam.
Diceva il genetista francese Jerome Lejeune, una vita dedicata alla sindrome di Down: «Sparta è l'unica città greca a non aver lasciato all'umanità né uno scienziato, né un artista. Forse gli spartani, eliminando i loro neonati malati o troppo fragili, hanno ucciso i loro poeti e i loro filosofi». Presto ce ne accorgeremo anche noi.
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