Se come pare piuttosto chiaro l'obiettivo di Angela Merkel da qui al 25 marzo sarà quello di preparare le condizioni per ufficializzare la svolta dell'Unione Europea verso un sistema a differenti velocità, diventa interessante vedere come questa prospettiva viene considerata nei diversi Paesi dell'Ue e dai diversi schieramenti politici.
Per molti versi, l'Europa a geometria variabile esiste già: solo 19 Paesi su 28 hanno adottato l'euro, solo 22 costituiscono l'area Schengen di libera circolazione (cui invece partecipano Paesi non-Ue come ad esempio la Svizzera), senza dimenticare le diverse politiche fiscali e di difesa.
Ciò premesso, non è un segreto che la Germania, che gode oggettivamente di una posizione di guida all'interno dell'Ue, mostri insofferenza verso il farraginoso sistema a 28. Ciclicamente - di recente per bocca del potente ministro delle Finanze Schäuble - rispunta il concetto della KernEuropa (il «nocciolo dell'Europa»), ossia il gruppo a guida tedesco-francese dei Paesi «virtuosi»: si tratterebbe indicativamente dei sei Paesi fondatori dell'Ue (Germania, Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Italia: la posizione del nostro Paese appare però dubbia) più di altri considerati solidi e vicini al progetto unitario, come ad esempio l'Austria, la Svezia o la Finlandia.
Questa potrebbe insomma essere la «serie A» dell'Europa del futuro, sempre che nelle imminenti elezioni in Francia non si affermi a sorpresa il Front National, o in Olanda il Partito della Libertà, entrambi pronti a portare i loro Paesi sulla via dell'uscita già presa dal Regno Unito.
In «Serie B» rischierebbe invece di finire l'Europa mediterranea, che da Berlino è vista come refrattaria ai patti di stabilità e una fonte costante di problemi. Difficile immaginare che la Merkel voglia «retrocedere» anche l'Italia, ma va pure ricordato che lo stesso premier Gentiloni ha parlato a suo tempo di un'Unione «a cerchi concentrici». Ma il destino di Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro e Malta pare segnato.
Retrocessione assicurata anche per l'Est europeo, cui la cancelliera tedesca (e non solo lei) rimprovera l'indisponibilità a farsi carico di una quota d'accoglienza della marea di profughi in arrivo dal Mediterraneo.
Parte di questi Paesi (Ungheria e Polonia in primis) sarebbero probabilmente ben disposti a negoziare una nuova Unione in cui certe scelte nazionali siano meno demonizzate. Non bisogna però dimenticare che molti Paesi mitteleuropei post comunisti (Cechia, Slovacchia, Polonia, Slovenia, Croazia) hanno nella Germania il loro primo referente economico: difficile che Berlino voglia «punirli».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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