Cronache

Se il generale ci mette la faccia

Se il generale ci mette la faccia

G li uomini non sono tutti uguali e siccome i carabinieri sono uomini, non tutti i carabinieri sono uguali. Sarà un sillogismo banale, ma nella vicenda di Cisterna di Latina i protagonisti sono stati proprio i carabinieri, nel bene e nel male. E ieri, che si sono svolti i funerali delle piccole Alessia e Martina, assassinate dal padre carabiniere Luigi Capasso che non voleva accettare la separazione dalla moglie, ancora una volta è da notare la presenza dell'Arma. Fra le migliaia di persone che hanno assistito alle esequie, c'era anche il comandante generale dei carabinieri Giovanni Nistri con i comandanti regionali e provinciali. Un atto dovuto, diranno in molti, ma non è proprio così. Dopo il folle gesto di Capasso, ci sono state numerose polemiche sul perché al carabiniere che ha sparato alla moglie e alle figlie fosse stata concessa l'idoneità al servizio, nonostante la prostrazione psicologica e le continue minacce e aggressioni alla consorte. La donna aveva fatto due esposti alle forze dell'ordine, raccontando dettagliatamente la condotta del marito e quanto temesse per sé e per le sue figlie. Eppure nessuno si è mai preso la briga di tutelare la moglie di Capasso né tantomeno le sue bambine. Il comandante generale dell'Arma avrebbe potuto mandare un suo rappresentante ai funerali, invece non ha avuto dubbi. Ha deciso di «mettere la faccia», non solo la sua ma anche quella dell'Arma che lui rappresenta. Certo, è stata una giornata di dolore, ma anche di qualche contestazione, quando il sacerdote dopo aver ricordato le bambine uccise ha detto «preghiamo anche per il padre». Poi, commosso, il prete si è scusato dicendo che la famiglia aveva perdonato. Non si poteva perciò escludere che qualcuno potesse anche contestare i carabinieri. Così non è stato.

Ma anche se fosse accaduto, lì c'era il comandante generale, consapevole del suo compito e dei suoi doveri.

Commenti