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L'"exploit" di Calenda è un bluff: ecco perché

Il leader di Azione esulta per i sessanta consiglieri eletti, ma Italia Viva lo doppia. Sul "campo largo" dice "no" a Letta, e intanto sostiene i candidati di Pd e M5S

L'"exploit" di Calenda è un bluff: ecco perché

Il campo largo? "Nì". All’indomani dei ballottaggi per le amministrative il leader di Azione, Carlo Calenda, ribadisce il suo no all’alleanza con Pd e 5Stelle. "Noi facciamo un’altra strada", dice. Ma a Viterbo, ad esempio, il simbolo della lista civica capitanata da Giacomo Barelli, segretario provinciale di Azione, è sulla stessa linea di quello del Movimento 5 Stelle. Insomma, basta spostarsi qualche chilometro dalla Capitale e il "mai con i grillini" gridato durante la campagna elettorale per il Campidoglio tutt'al più viene sussurrato.

Succede anche ad Alessandria e Catanzaro, dove il leader di Azione si è schierato al secondo turno con Abonante e Fiorita, entrambi sostenuti anche dal partito di Giuseppe Conte. "Molto contento per la vittoria dei sindaci che abbiamo appoggiato dal primo turno - Cuneo, Monza, Piacenza, Verona, Sabaudia - e al secondo turno - Alessandria, Parma e Catanzaro. Mi spiace per Lucca dove vince una pessima coalizione di destra", ha scritto Calenda su Twitter. "I nostri voti – afferma - sono stati essenziali in tante città e dimostrano che c'è un’area del Paese che non si riconosce nelle alleanze del centrodestra e centrosinistra". "È per questo che continueremo a lavorare con +Europa per costruire un'alternativa riformista indipendente", conclude.

Eppure a Verona, dove si è affermato il candidato di centrosinistra Damiano Tommasi sull’uscente Federico Sboarina, Azione è fanalino di coda con l’1 per cento e zero seggi conquistati. Un po' poco per incidere sull'esito del ballottaggio. È andata ancora peggio a Lucca, dove la lista civica calendiana "Lucca sul Serio", che sosteneva il candidato di centro Alberto Veronesi, ha preso il 2,4 per cento. Sul finale, però, il leader di Azione ha virato sul candidato di centrosinistra Francesco Raspini, considerato l’argine al pericolo "sovranista" e "no-vax". L’abbraccio con Enrico Letta per la chiusura della campagna elettorale però non è servito a frenare la corsa del candidato del centrodestra, Mario Pardini, che ha vinto con il 51 per cento dei voti.

Anche a Viterbo la lista civica sostenuta da Calenda si ferma all’1,2, mentre quella appoggiata da Italia Viva che sosteneva la neosindaca Chiara Frontini, ad esempio, ha raccolto il 7,42, con due consiglieri renziani eletti. Insomma, al netto dell’elezione di sessanta consiglieri comunali del partito in questa tornata elettorale, quello dell’ex ministro non è proprio l’exploit che qualcuno tede a dipingere. Per fare un paragone, il partito di Renzi ne ha eletti quasi il doppio, triplicando il numero degli eletti e contando diversi ingressi nelle giunte.

Intanto, il segretario del Pd, Enrico Letta, incassa il risultato positivo e rilancia il campo largo. "È stato preso in giro, ma è una strategia vincente", dice convinto il leader Dem. Per ora Calenda declina l’invito, e ribadisce il no alle alleanze che includano il partito dell'ex premier Conte.

Ma le ultime amministrative dimostrano che in realtà tutto è possibile.

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