I l premier Giuseppe Conte a rigor di logica dovrebbe essere processato insieme a Matteo Salvini per la questione di nave Gregoretti, sempre che il leader della Lega vada a giudizio.
Le ragioni stanno nell’articolo 95 della Costituzione italiana, madre di tutte le leggi, che cita testualmente: «Il presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri. I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri». L’ex ministro dell’Interno, secondo quanto risulta dalla sua memoria difensiva, non agì da solo, ma collegialmente agli altri membri dell’esecutivo. Ecco perché in caso di processo al leader della Lega, Conte dovrebbe almeno in teoria subire la stessa sorte, anche qualora fosse dimostrato che non fosse a conoscenza dell’operato del collega del Viminale, cosa invece già documentata dallo scambio di mail inserite da Salvini nel suo scritto.
Ieri c’è stata una prima riunione della giunta delle immunità parlamentari presieduta da Maurizio Gasparri. L’idea sarebbe quella di decidere entro il 20 gennaio, ma la data potrebbe slittare. Da capire come andrà, perché il 26 gennaio in Emilia Romagna si terranno le elezioni regionali e il termometro dei consensi potrebbe spostarsi a favore di Salvini e a discapito della maggioranza giallorossa e il rischio è «l’effetto martire» che si creerebbe a favore del leghista, qualora fosse rinviato a giudizio. Un quesito che in queste ore molti 5 stelle e democratici si stanno ponendo.
Il Capitano lancia il suo grido di battaglia: «Se dovrò essere processato lo farò a testa alta, se vogliono mandarmi in galera, non trovano un uomo preoccupato ma orgoglioso di aver difeso i confini, io al governo rifarei lo stesso».
La decisione attesa per fine mese dipenderà molto da come si schiereranno i vari partiti. I renziani hanno decretato che daranno l’ok al processo, così come la maggioranza. Salvini è ormai certo della sua sorte, ma il pericolo per chi lo vorrebbe condannato (e rischia fino a 15 anni di carcere, ndr) è che potrebbe trattarsi di un’arma a doppio taglio. Il premier, infatti, potrebbe avere la stessa sorte.
Peraltro, i tre giudici del Tribunale dei ministri che dovrebbero giudicare il leghista sono tutti di Magistratura democratica, quindi di una corrente opposta all’eventuale imputato. Questione non di poco conto e di cui, a tempo debito, si dovrà discutere. Con Salvini che ha annunciato, in caso di rinvio a giudizio, manifestazioni pacifiche dei leghisti di fronte al luogo del processo.
Un altro punto a favore del Capitano è il fatto che il caso Gregoretti è simile al caso Diciotti. La volta scorsa Conte, che governava con la Lega, si schierò dalla parte dell’ex titolare del Viminale. Oggi usa un atteggiamento di condanna. I voti su cui Salvini può contare solo al momento i cinque della Lega, i quattro di Forza Italia, uno di Fratelli d’Italia e uno del gruppo delle Autonomie. Voteranno sì al processo, invece, i 5 stelle, che sono 6, Italia Viva (3), Pd (1) e Gruppo misto (2). Salvini sembra comunque non temere niente: «Forse per la prima volta nella vita sarò processato in un Tribunale italiano perché ho bloccato uno sbarco.
Se processeranno me processeranno anche tutti voi perché difendere i confini di un Paese è un dovere», ha detto ieri. La prossima riunione della giunta sarà oggi, quando ci sarà la proposta del relatore Gasparri. Da lì partirà il dibattito- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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