Coronavirus

"Se si apre, più controlli. Sì ai vaccini ai ragazzi ma le Regioni aspettino"

Il docente del Cts: "In zona bianca far rispettare i divieti. Stop ai governatori in ordine sparso"

"Se si apre, più controlli. Sì ai vaccini ai ragazzi ma le Regioni aspettino"

«I ragazzini andrebbero vaccinati prima dell'inizio della scuola. E poi toccherà anche ai più piccoli, dai due fino agli 11 anni». Sergio Abrignani, immunologo e docente all'Università statale di Milano nonché membro del Comitato tecnico scientifico, è soddisfatto. Domani Ema darà il via libera al vaccino Pfizer per la fascia 12-15 anni.

Perché si dovranno vaccinare i ragazzini visto che non si ammalano anche se prendono il Covid?

«In questo modo si può contenere il virus che si diffonde dalle vie aeree».

In Inghilterra oltre 40 professionisti tra medici e studiosi dicono che è irresponsabile e non etico immunizzare i bambini.

«Un'affermazione pretestuosa. Dire che mi vaccino solo se sono a rischio è sbagliato. Immunizzarsi è un gesto di altruismo verso la salute pubblica».

In che senso?

«Serve a non infettare i fragili, gli immunodepressi. I ragazzini che non possono vaccinarsi non devono correre il rischio di entrare in classe e contagiarsi».

Però gli adulti saranno protetti e a casa i bambini non potranno fare da incubatori del virus.

«C'è qualche centinaia di migliaia di persone che non possono immunizzarsi: gente in chemioterapia, nonni con patologie e queste persone devono essere protette. E poi c'è il rischio delle varianti».

I ragazzi possono favorirla?

«Sì. Sono circa 8 milioni le persone tra i due e i 17 anni, tutti infettabili. Se non vacciniamo questa fascia, il Covid non si elimina più. Prima o poi arriva la variante che sfugge al vaccino e ci sarà la corsa alla terza dose».

Quando si dovranno vaccinare gli adolescenti?

«Entro 20 giorni finiremo le categorie a rischio di ultra sessantenni. Poi si parte con il resto della popolazione seguendo una scala di pericolosità. Non dimentichiamo che il 2% degli ultra 50enni con patologie rischia di morire. E non dobbiamo più vedere morti».

Ma l'Alto Adige da oggi non rispetta alcuna fascia. Tutti gli ultra diciottenni si potranno prenotare.

«In un momento di emergenza, un paese normale dovrebbe avere un'unica testa, invece osservo che 20 Regioni spesso vanno in ordine sparso. Servirebbe una centralizzazione delle scelte vaccinali».

Siamo però a circa 30 milioni di dosi inoculate. E i risultati dicono che tra due settimane ben 10 Regioni diventeranno bianche. Lei ha paura delle conseguenze?

«No, tutto si può fare ma si devono rispettare le regole: mascherina, no agli assembramenti».

È difficile quando sei in zona bianca e fai l'aperitivo con gli amici.

«E qui non servono gli esperti, ma la forza pubblica. Bisogna far rispettare i divieti. Servono più controlli la sera. Bisogna mandare due o tre pattuglie nelle zone della movida, farle girare. Gli agenti devono farsi vedere. Se invece non circola nessuno, allora la gente ne approfitta».

Ma lei lo lascerebbe il coprifuoco in zona bianca?

«Non ho un'idea preconcetta. Da tecnico dico che il virus circola con le persone. E sappiamo che dopo cena in Italia escono 7-8 milioni di persone, dieci nei week end. Ogni ora che diamo in più, sono 8-10 milioni di persone che interagisco».

Il virus può circolare di più?

«Non c'è nessuno studio che ci dice quanto può peggiorare la trasmissione del virus. Ma bisogna monitorare ogni settimana, con attenzione, per capire cosa peggiora se allentiamo qualcosa».

Farebbe la seconda dose con un altro vaccino?

«Certamente.

Anzi, è anche meglio alternare, la risposta immunitaria è maggiore».

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