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Sede storica del Msi diventerà un B&B?

A Roma rischia di chiudere la sezione storica di via Ottaviano 9 in Prati. Il proprietario ha ottenuto che lo sfratto diventi esecutivo.

Sede storica del Msi diventerà un B&B?

A quarant'anni dalla sua morte, in pochi si ricordano di Mikis Mantakas. Ora, anche l'ultimo pezzo di storia che lo riguarda rischia di scomparire. A Roma, la storica sezione politica del Movimento Sociale Italiano di via Ottaviano, che negli anni '70 era frequentata dal giovane studente greco ucciso dai comunisti, potrebbe chiudere per sempre.

Ieri mattina, infatti, la polizia ha tentato di sgomberare l'immobile ed eseguire l'ordine di sfratto ma è stata fermata dai circa 200 militanti che lo presidiavano dalle prime ore dell'alba. L’attuale proprietario, discendente della famiglia Romualdi (che non ha nulla a che fare con lo storico segretario del Msi ndr) che affittò l’immobile all’Msi negli anni ’60, ora reclama il diritto di vendere e pretende lo sfratto. La sede è più simile alle antiche catacombe che a una sezione politica. Appena si entra spicca il murales con l'effige di Mantakas e ai due lati la bandiera italiana e quella della croce celtica. Non mancano, poi, i dieci comandamenti "laici" dei camerati dei giorni nostri dipinti in nero sul muro e il poster "Gabriele vive" in ricordo di Gabriele Sandri, l'ultra della Lazio ucciso nel 2007. La sezione nacque nel 1965 e dopo la fine del Movimento Sociale, per alcuni anni, divenne la sede della Fiamma Tricolore di Pino Rauti e poi rimase ad uso dei militanti. Fu il laboratorio politico del Trifoglio, un movimento politico attivo nel Lazio nei primi anni 2000, fortemente ispirato ai valori del cattolicesimo tradizionalista. Attualmente vi sono gli esponenti del Movimento Sociale Europeo che, insieme a Forza Nuova, stanno cercando di riunire le forze della destra radicale ma la sede viene considerata dai più “un luogo di studio e di formazione politica”. Per tutti i camerati, però, la sede di via Ottaviano 9 è la sede di Mikis Mantakas e da quarant’anni, ogni 28 febbraio, fanno un corteo in suo onore nel quartiere Prati di Roma. Tale rito non è stato interrotto neppure quest’anno anche se è coinciso con la grande manifestazione di Matteo Salvini nella Capitale.

“Dal momento della morte di Mantakas la sezione diventa qualcosa di più della sede di un partito. Diventa il punto di riferimento dei militanti che si ispirano ai valori del Movimento Sociale, al di là dei cambiamenti che sono sorti a livello partitico” , ha spiegato al giornale.it Alfredo Iorio, responsabile della sezione e ispiratore questa primavera del primo campo profughi per italiani nel quartiere di Casale San Nicola a Roma. I militanti rimproverano alla Fondazione Alleanza Nazionale di essere "troppo impegnata nella spartizione del patrimonio immobiliare ed economico del Movimento Sociale Italiano per poter intervenire a difesa di via Ottaviano 9". Iorio in prima persona imputa alla Fondazione di aver avuto cura della sezione sebbene fosse compito suo dal momento che, dalla nascita del Pdl tutti i beni e le locazioni del Movimento Sociale sono passati sotto la sua responsabilità. “Noi non possiamo e non vogliamo che un patrimonio storico come questa sede venga concessa per aprire l’ennesimo bed and breakfast per il Giubileo”, ha attaccato Iorio ricordando con le lacrime agli occhi anche l’attentato che la sede ha subito negli anni ’80. Il vicepresidente della Fondazione, Francesco Biava, contattato telefonicamente dal giornale.it fa sapere che“formalmente non erano tenuti a sanare i debiti contratti con l’affittuario, ma moralmente sì” e che, insieme a Marco Martinelli, ha già inoltrato al cda la richiesta di un intervento rapido affinché “la sede cha da mezzo secolo rappresenta uno dei pilastri della memoria della destra romana e nazionale e che nei duri anni 70 ha pianto la morte dello studente Miki Mantakas venga tutelata”. Il vicepresidente assicura, inoltre, che sono già ben avviate le trattative col proprietario per acquistare l’immobile anche a un prezzo inferiore a quello di mercato. “Non permetteremo che diventi una casa privata, un bed and breakfast o peggio ancora un ennesimo esercizio commerciale”, ha concluso Biava.

Almeno su una cosa il frastagliato mondo della destra italiana sembra concordare.

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