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Il segretario regionale Pd che insulta i circoli

Marco Lacarra dà la colpa della debacle ai militanti "incapaci" dopo avere parlato esplicitamente di "successo"

Il segretario regionale Pd che insulta i circoli

In Puglia, quella che secondo il governatore doveva essere la Stalingrado d’Italia, il Partito Democratico è arrivato terzo non prendendo neppure un collegio. E il segretario regionale Marco Lacarra ha dato la colpa ai circoli e ai segretari chiamandoli "incapaci".

Lacarra, a sua volta eletto nel listino bloccato capolista a Bari, in un primo momento ha provato a dire a caldo che il risultato regionale era un successo rispetto ad altre regioni e al 2018. Poi, dopo che anche il suo sindaco Decaro ha ammesso la debacle, ha scaricato la colpa ai militanti: “Sul territorio esistono microcosmi autoreferenziali non inclusivi - ha detto Lacarra -. C’è tanta gente che ci voterebbe ma che non ama i circoli chiusi. I dirigenti territoriali non si rendono conto che devono avere una mentalità aperta, perchè noi non siamo più il Pci nè la Dc. C’è gente incapace di raccogliere anche solo i voti della sua famiglia e si permette di pontificare”.

Questa parole hanno fatto scatenare circoli, militanti, ma anche big del partito come consiglieri regionali, dal Salento a Foggia in massa gli hanno chiesto le dimissioni.

"L’intervista resa oggi da parte dell’onorevole Marco Lacarra - ha scritto la federazione Pd Lecce - oltre ad offendere e mettere in discussione l’impegno elettorale dei segretari, dirigenti e militanti tutti in questa difficilissima campagna elettorale, è inaccettabile perché butta ulteriore benzina sul fuoco del già difficile rapporto fra vertici, circoli e militanti. Pertanto, da parte nostra rimane in campo la richiesta di dimissioni già formulata dalla Federazione in occasione dell’avvio della campagna elettorale per aver disatteso tutte le indicazioni che provenivano dai territori".

Le scelte discutibili in Puglia

Va premesso che Marco Lacarra non è stato scelto come segretario attraverso le primarie, come prevede lo Statuto Pd, ma con un accordo unitario tra correnti stabilito dai maggiorenti del Pd Puglia Emiliano, Decaro e Boccia. Tecnicamente all’epoca lui figurava tra i renziani, ma ha sempre risposto ad Emiliano. È questo il famoso “metodo Emiliano”: il governatore piazza i suoi uomini in tutte le correnti, partiti, da destra a sinistra, da Lega a Verdi, cosicchè poi ovunque siano formalemnte collocati, rispondono a lui e non lo attaccano. È ciò che ha fatto alle ultime politiche anche con il terzo polo dove, tramite Carfagna, ha piazzato in Azione i suoi consiglieri di maggioranza e uomini che ha nominato nelle agenzie regionali come Massimo Cassano. Così, anche se Calenda e Renzi lo attaccano, i loro referenti pugliesi sono dalla parte del governatore.

In Salento ha fatto anche di peggio: ha inscenato un allontanamento con il famoso sindaco di Nardò Pippi Mellone (vicino a Casapound), per spostarlo nella Lega, cosi da togliere voti all’unico e solo vero nemico del governatore in Puglia: Raffaele Fitto. Il quale, nonostante questa mossa del governatore, è riuscito a espugnare l’unico collegio in tutto il mezzogiorno d’Italia in cui Fratelli d’Italia è primo partito sopra il Movimento 5 stelle: quello del Salento.

Addirittura qualche mese fa Emiliano ha inscenato persino una rottura con il suo delfino Francesco Boccia, per farlo nominare da Letta commissario del Pd Puglia come “terzo” tra le parti. E invece da quel momento Boccia ha blindato ancora di più il governatore. Tant’è che la corrente pugliese del Pd ha deciso in blocco tutte le liste per le politiche nei collegi del tacco in una riunione a porte chiuse tra Letta, Emiliano (che per Costituzione non può partecipare a vita di partito finché è pm), Boccia e Decaro. I tre hanno piazzato i loro capilista (tutti uomini), compreso il capo di gabinetto di Emiliano, e fatto fuori donne e uscenti non allineati come Dario Stefano. L’unico nome inserito da Letta è stato la napoletana Valeria Valente, seconda nel listino dopo Boccia. Il tutto facendo scalare al quarto posto la presidente del consiglio regionale, Loredana Capone, che in un primo momento ha gridato contro l’affronto subito e poi si è allineata accettando la candidatura di servizio.

Il crollo elettorale

Il risultato come detto è stato disastroso: il Pd al 16%; 5s al 27% e fdi al 23%. Ma il segretario regionale, anziché prendersela con Emiliano, che in piena campagna elettorale, dopo aver compilato di suo pugno le liste Pd, ha fatto pubblico invito al voto sia per i 5 stelle che per Azione, se l’è presa con i circoli che non hanno portato voti.

I quali ovviamente hanno protestato e chiesto le dimissioni del segretario. Il quale tra l’altro è stato eletto senza un voto, essendo blindato nel listino bloccato. Mentre nel suo stesso collegio la scienziata Luisa Torsi, definita da Letta durante l’ultima intervista da Mentana prima del silenzio elettorale “la migliore candidata d’Italia” è stata messa come figurina all’uninominale ed oggi se n'è torna all’Università senza scranno parlamentare.

E' rimasto senza seggio, benchè sia all'uninominale che blindato capolista a Foggia, il vicepresidente di Emiliano Raffaele Piemontese, sconfitto dai 5 stelle che a casa di Conte hanno fatto l'en plein. Eppure proprio l'ultimo giorno della campagna elettorale, all'inaugurazione dell'aeroporto di Foggia, Piemontese litigava con la collega assessore regionale grillina Barone su chi dovesse prendersi i meriti tra Pd e 5stelle per l'aereoporto: "io ho preso 22 mila voti devi stare zitta" le urlò a telecamere accesse Piemontese, a cui i 5 stelle hanno tolto il seggio.

Nel frattempo Lacarra dopo aver insultato i circoli ha già candidato Decaro alla e alla segreteria nazionale del Pd, e alla successione di Emiliano alla Regione.
Gli ha risposto immediatamente il consigliere regionale Pd Ruggero Mennea: “il segretario autoreferenziale Lacarra dopo aver distrutto il partito regionale per garantire se stesso e qualche amico del cerchio magico del Presidente ora si sta impegnando per pregiudicare le prossime regionali, lanciando candidature e ipotizzando alleanze politiche con il Movimento 5 stelle che è stato il nostro più acerrimo avversario nelle scorse regionali e alle politiche. Un disastro dopo l'altro - ha detto Mennea - che la base da lui offesa respinge al mittente chiedendo che venga liberato il partito e che si apra la stagione congressuale per decidere la linea politica del Pd in Puglia”.

Ma il segretario Lacarra anziché seguire gli iscritti Pd porta avanti la linea di Emiliano che continua a dire “noi in Puglia non abbiamo perso, perchè ci contiamo sulla somma del risultato

pd e 5 stelle. La coalizione di Emilano - ha concluso Lacarra - ha ottenuto più del centrodestra. Anche Obama da questa legge sarebbe stato travolto”.

Dopo Stalingrado a mare, la Casa Bianca col trullo.

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