Il Senatùr sbatte la porta: "È la fine del Carroccio"

L'ex leader duro con la linea di Matteo: «Non ha un programma, ora valuterò se andarmene»

Il Senatùr sbatte la porta: "È la fine del Carroccio"

Milano Umberto Bossi non vedeva l'ora di un congresso federale che mettesse in discussione la leadership di Salvini, a cui non le ha mai mandate a dire. E visto che è stato accontentato, il fondatore del Carroccio, dopo aver votato per Fava, va giù ancora più pesante del solito: «Salvini è la brutta copia di Renzi, anche per lui prima il mio culo. Se vince lui la Lega è finita».

Bossi, e lei allora che fa?

«Valuterò la situazione. Ci sono migliaia di fuoriusciti dalla Lega, espulsi, che hanno messo assieme un partito a Milano. È abbastanza grande, sono in migliaia. Io potrei valutare la situazione, certo non lascerò che la richiesta di libertà del Nord finisca nel nulla. Sappiamo che la questione settentrionale alla fine vincerà, è una causa che va servita fino alla fine».

Un'altra Lega indipendentista?

«Stanno attorno a Bernardelli adesso, il proprietario dell'Hotel Cavalieri (Roberto Bernardelli, imprenditore, ex consigliere comunale, regionale e deputato della Lega, ndr). Gente che non è disposta ad abbandonare gli ideali per una sedia e per un posto».

Salvini ha fatto crescere la Lega però.

«Non è vero, è calata, io pigliavo 4 milioni di voti, ad ogni elezione il minimo era 4 milioni. I suoi sono sondaggi, i voti sono molti meno».

Il segretario non vuole tornare alla Lega partitino al servizio di altri, intesi come Berlusconi.

«Stupidaggini, non sa quello che dice. Lui pensa di guadagnare consensi sull'immigrazione, ma non ha capito niente».

Non è un problema l'immigrazione?

«Non è come pensa lui. Io ho cercato di capire il suo programma, secondo me non ne ha uno. Comunque mi ha risposto: io vado al Sud, parlo un po' di immigrazione e mi danno milioni di voti. Gli ho fatto notare che al Sud non frega niente degli immigrati, perché sbarcano lì ma poi vengono qui al Nord. Il problema del Sud è sempre lo stesso, lo sviluppo industriale che è stato mancato, e quindi i soldi che servono per lo sviluppo. Ma ormai il Nord non li può più dare, non è più come in passato. Il Nord si è impoverito con la crisi, non ha più una lira da regalare. E in più ha anche il problema dell'immigrazione. Perciò la strategia di parlare di immigrazione al Sud è completamente sbagliata».

Quindi va a sbattere?

«Sì, per forza. L'anno scorso c'è stato il record di fallimenti delle aziende. Mentre Renzi parlava di posti di lavoro, sono fallite 100mila aziende, quasi tutte al Nord».

Non è colpa dell'euro?

«No, l'euro non è nato per sviluppare l'economia. È nato, e l'Italia aveva partecipato spinta dal governatore della Banca d'Italia Guido Carli, perché l'Europa sapesse mettere freno alle spese pazze dei vari governi italiani, una disciplina di bilancio pubblico».

Quindi anche la battaglia contro l'euro e la Ue è sbagliata?

«Certo, senza l'Europa il fallimento dell'Italia arriverebbe prima. L'Europa l'ha voluta soprattutto l'Italia. Se non ci fosse l'Europa a frenare, Roma prima di fallire si mangia il Nord. Carli aveva una visione sul futuro molto più lunga di Salvini».

Meglio allearsi con Berlusconi o con la Le Pen?

«Eh, Berlusconi. Anche lui vuole l'Europa come potere esterno. Non si unirebbe mai con Salvini nella guerra contro l'Europa. Quelli della Le Pen sono fascisti, sono stati fascisti non all'acqua di rose. Questi andavano a scoperchiare le tombe degli ebrei nei cimiteri. Io vengo da una famiglia antifascista. Mia nonna i fascisti l'hanno anche torturata».

Si aspettava più o meno voti per Salvini alle primarie?

«Queste elezioni sono falsate dal fatto che hanno buttato fuori un sacco di persone dalla Lega.

C'era Fava, si è presentato lui, quello che c'era abbiamo preso, abbiamo fatto di necessità virtù. Bisogna vedere cosa succede nel consiglio federale. L'altra volta hanno fatto fuori soprattutto i membri del consiglio federale, così le scelte le faceva solo Salvini. Una cosa che non era mai successa nella Lega».

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