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Senato (e non solo) addio

Forza Italia decisiva. Altro che inciucio, ora si aprono nuovi scenari

Senato (e non solo) addio

«Sono morti», urlava in campagna elettorale promettendo che avrebbe raso al suolo i palazzi del «potere marcio», ma sotto le macerie del Senato c'è rimasto lui, Beppe Grillo e la sua pattuglia di cinquestellati, incapaci di andare oltre gli slogan e gli insulti. Sono loro vittime della riforma, approvata ieri in prima lettura, che ridimensiona il Senato e lo declassa a Camera bassa del Parlamento. Un pezzettino di casta se ne va forse per sempre e non per mano dei fustigatori di piazza (leghisti inclusi) ma dei fustigati. Non per merito della maggioranza (da sola non ce l'avrebbe fatta per via dei troppi dissidenti) ma di un patto tra due leader, Renzi e Berlusconi, che hanno trascinato praticamente a forza i loro partiti in una operazione che poteva rivelarsi suicida.

Strano Paese, l'Italia. Abbiamo un Parlamento illegittimo (la legge con cui è stato eletto è stata dichiarata incostituzionale), un premier non legittimato dal voto, un presidente della Repubblica a tempo, una maggioranza che non ha i voti per approvare le riforme, il primo partito di opposizione (Forza Italia) decisivo per tenere in piedi la baracca. Eppure si riesce ad approvare una legge che cambia la storia. Bizzarro no? Funziona poco o nulla se non l'asse tra due signori, Berlusconi e Renzi, che hanno in comune la lucida follia di chi vede oltre. Quelli normali già pensano, alcuni di loro dicono, che siamo «all'inciucio, alla vigilia di un governissimo con tutti dentro». C'è una logica in questo, ma sarebbe una conclusione banale, direi modesta. Di più: impossibile. Esattamente un anno fa i due erano nella palta: Berlusconi fresco di condanna e in procinto di essere radiato dal Senato e messo agli arresti. Renzi era alle prese con una scalata al Pd tutt'altro che scontata. Qualcuno, da Napolitano in giù, pregustava un cambio di orizzonte. Errore fatale. Un anno dopo i due sono in sella, l'orizzonte resta il loro. Probabilmente quello che è cambiato è lo sguardo. Che va più lontano di una contesa infinita, o al contrario di un governo di unità nazionale.

Ipotesi di papocchi simili lasciamoli ai politologi che da anni ci spiegano ciò che puntualmente non accade mai (dalla fine di Berlusconi all'era Monti, da Alfano nuovo leader del centrodestra a Grillo riformista). Noi ci aspettiamo e meritiamo molto di più

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