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Sesso, politica e lo zampino russo. L'ombra di Mosca su scandali e voto

Gilet gialli, Brexit, Russiagate: il sospetto di una mano straniera

Sesso, politica e lo zampino russo. L'ombra di Mosca su scandali e voto

Dalle elezioni americane che hanno portato Trump alla Casa Bianca alla Brexit. Dall'avvelenamento dell'ex spia russa Sergej Skripal, in Gran Bretagna, alle dimissioni dell'ex vicecancelliere del governo austriaco Heinz Christian Strache. Dalla trasferta in Russia di Matteo Salvini, passando per le rivolte dei gilet gialli, fino alle recenti dimissioni del candidato a sindaco di Parigi, Benjamin Griveaux. Tutte le strade portano a Mosca. Da qualche tempo a questa parte non c'è scandalo che non passi per il sospetto che i russi ci abbiano messo lo zampino. L'ultimo si sta consumando in Francia, dopo la diffusione, da parte dell'artista russo Piotr Pavlenski, di un video di natura sessuale che ha stroncato la carriera politica del candidato sindaco del presidente Emmanuel Macron. Proprio un anno fa, era stato Macron in persona a denunciare la presunta ingerenza russa nella crisi di protesta dei «gilet gialli», con atti di propaganda da parte dei media di Mosca, consulenze dall'estero e una campagna sui social network per rilanciare video e messaggi del movimento, anche falsi. Secondo il presidente francese, l'ala «radicale» dei gilet è stata «manipolata con il concorso di una potenza straniera». È anche per questa ragione che a Parigi gli occhi sono ora puntati su Juan Branco, avvocato autore di un pamphlet anti-Macron, consulente di Julian Assange e di alcuni gilet gialli, che appena scoppiato lo scandalo Griveaux si è offerto di difendere l'artista russo coinvolto (ma la difesa gli è stata negata).

Appena pochi mesi dopo la denuncia del leader francese - è il maggio 2019 - un altro scandalo, anche stavolta di natura politico-sessuale e immortalato in un video, travolge il governo di Vienna di Sebastian Kurz, fino alla sua caduta e a nuove elezioni. Stavolta di mezzo c'è la finta nipote di un oligarca russo, cioè una giovane avvenente che si spaccia per tale, segno che la carta dei miliardari vicini al regime funziona anche quando la loro influenza non esiste e viene solo millantata. A cadere nella rete finto-russa è il vice-cancelliere Strache, fino a quel momento presidente del partito di estrema destra Fpö, che in un video girato a Ibiza nel 2017 offre e chiede favori alla signora. Il filmato lo costringe in poche settimane all'addio al governo, suo e del partito, e al ritiro definitivo dalla politica.

Passano appena poche settimane e a finire sulla graticola per le connessioni russe è il leader della Lega Matteo Salvini. Di mezzo ci sono due visite a Mosca, nel 2014 e nel 2018, ma soprattutto la trattativa che Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini, avrebbe portato avanti con tre cittadini russi all'hotel Metropol di Mosca nell'ottobre 2018 per far arrivare alla Lega finanziamenti per 65 milioni. Tutto ciò mentre un rapporto dei democratici al Congresso americano accusa anche i network collegati al Movimento Cinque Stelle di essere influenzati dalla Russia in chiave anti europea. E mentre il Regno Unito punta il dito contro due cittadini russi considerati gli autori dell'attacco al gas nervino, in territorio britannico, contro l'ex spia Skripal.

E a proposito di spie e omicidi sul territorio europeo, proprio in queste ore sembra emergere in maniera inequivocabile - secondo il tedesco Spiegel - il «ruolo centrale» del servizio segreto interno russo nell'uccisione di un ex comandante dei separatisti ceceni, il georgaino Zelimkhan Khangoshvili, in un parco di Berlino lo scorso agosto.

Ma sono le ombre russe sulla politica del vecchio continente e dei Paesi occidentali che ormai non stupiscono più, anzi rischiano di essere tirate fuori a ogni occasione, non necessariamente con prove alla mano. Secondo un rapporto parlamentare inglese, in occasione del referendum sulla Brexit del 2016, ci furono interferenze russe, messaggi favorevoli all'addio alla Ue, disseminati sul web dai media vicini al Cremlino, ma il loro effetto concreto «non è quantificabile». Il contrario di quello che il procuratore Mueller ha riferito sul Russiagate, sostenendo che nel 2016 «c'è stata una grande e sistematica interferenza del governo russo nelle nostre elezioni». Secondo un documento dell'intelligence americana, pubblicato da Buzzfeed, il Cremlino avrebbe in mano video compromettenti «sulle ossessioni e perversioni sessuali di Trump».

Sesso, politica e l'ombra di Mosca sugli scandali occidentali.

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