Sette milioni di italiani si indebitano per curarsi

Sette milioni di italiani si indebitano per curarsi

Un Paese che si affida sempre di più al privato quando si tratta di cure mediche, che arriva a indebitarsi per la salute e che ritiene inadeguato il sistema sanitariopubblico. Questo è il quadro che emerge dall'ultimo rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute, pubblicato ieri.

Il dato da cui partire è quello della spesa sanitaria privata degli italiani, che arriverà entro la fine dell'anno alla cifra record di 40 miliardi di euro. Nel 2017 si era fermata a 37,3 miliardi, già segnando un +9,6% rispetto a quattro anni prima. Mentre i consumi stentano a decollare, dunque, i cittadini pagano sempre di più per curarsi, in particolare per farmaci, visite specialistiche, prestazioni odontoiatriche, diagnosi e analisi di laboratorio. Una spesa che, nel 2017, si sono trovati ad affrontare 44 miliardi di italiani, anche se a sopportarla con più difficoltà sono stati i nuclei a basso reddito: nel periodo 2014-2016 i consumi delle famiglie operaie sono rimasti sostanzialmente fermi (+0,1%), mentre le spese sanitarie private sono aumentate del 6,4%, che equivale in media a 86 euro in più all'anno per famiglia. Per gli imprenditori, invece, c'è stato un incremento dei consumi significativo (+6%) e una crescita inferiore della spesa sanitaria privata (+4,5%, pari a 80 euro in più all'anno). Dal rapporto emerge che per gli operai l'intera tredicesima se ne va in cure per la famiglia: quasi 1.100 euro all'anno.

La conseguenza, spiega il Censis, è che sempre più italiani si indebitano: nell'ultimo anno 7 milioni sono stati costretti a chiedere prestiti per curarsi, 2,8 hanno venduto casa o svincolato risparmi. Meno della metà della popolazione, il 41%, riesce a coprire le spese sanitarie solo con il proprio reddito e un italiano su due taglia le altre spese per farvi fronte. E proprio il fatto di dover ricorrere al privato è uno dei motivi che fa crescere la rabbia dei cittadini nei confronti del sistema sanitario nazionale, sentimento che registra picchi tra le persone con redditi bassi e i residenti al sud. In cima alle cause di scontento ci sono però le liste d'attesa troppo lunghe e i casi di malasanità. E quasi due intervistati su tre (63%) non credono che la politica possa fare nulla per migliorare la situazione.

«In questi anni abbiamo assistito a una crescita delle disuguaglianze socioeconomiche in tema di sanità - è intervenuta ieri sull'argomento la neo ministra

Giulia Grillo, M5s -. Invertire questa tendenza è una priorità ineludibile e il ministero che rappresento nei prossimi mesi elaborerà soluzioni che garantiscano su tutto il territorio nazionale adeguati livelli di assistenza».

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