Dieci anni e sette processi per dimostrare la sua innocenza. Una via crucis per un 59enne, residente nella provincia di Firenze, accusato del peggiore dei crimini: essere l'orco che abusava delle sue bambine.
Due creature piccole, 4 e 8 anni, sulle quali il papà avrebbe compito una serie di violenze sessuali in casa, mascherandole da giochi innocenti. Questo almeno secondo l'accusa, che però è caduta dopo anni di battaglie nelle aule dei tribunali. Il muratore, che non aveva mai avuto precedenti, aveva gridato al mondo la sua innocenza. Aveva pianto, urlato e non si era mai rassegnato. Ieri, invece, con un filo di voce rotto da una commozione repressa da troppo, ha sussurrato al suo legale: «Finalmente ora posso ricominciare a vivere».
È stata la Corte di Cassazione a prosciogliere definitivamente il 59enne, che era stato accusato dalla moglie da cui si stava separando e aveva scontato tre anni tra carcere e domiciliari. Poi c'era stato il periodo passato presso strutture di accoglienza, per redimerlo, quasi a voler ripulire la sua anima sporca. Già, perché anche una delle due figlie aveva puntato il dito contro di lui. E per tre volte l'imputato era stato condannato.
La sua storia è nota in Toscana come uno dei casi giudiziari più tortuosi. In primo grado, con rito abbreviato, il muratore aveva avuto una pena di sette anni e mezzo di reclusione, sentenza poi confermata anche in secondo grado, con un ritocco della condanna portata a 5 anni. Ma questa era stata annullata dai supremi giudici, per contraddizioni nelle motivazioni. Poi una nuova condanna in appello, che la Cassazione ancora una volta aveva cancellato. Un anno fa, l'unica sezione della Corte di appello che ancora non si era espressa sulla vicenda, lo ha assolto per incongruenze tra il racconto della donna e quello di una delle figlie. Secondo gli ermellini il giudice di primo grado aveva tenuto conto solo in maniera parziale dei risultati di una perizia svolta sulle piccole e della loro capacità di testimoniare. Una perizia in cui venivano espresse perplessità su alcune delle domande fatte alla più grande delle due. Ora la Cassazione ha chiuso il capitolo con l'assoluzione «perché il fatto non sussiste».
«Siamo molto contenti per l'esito di questa vicenda pazzesca - affermano
gli avvocati Gianluca Gambogi e Carlotta Corsani - un'odissea da non credere. Fin dall'inizio ritenevamo le accuse non fondate tanto che optammo per la scelta del rito abbreviato, lui ora può riprendere una vita normale».
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