Coronavirus

"Per settimane il governo ha dormito Abbiamo fatto da soli e funziona"

L'imprenditore: "Possibile tutelare la salute continuando a lavorare"

"Per settimane il governo ha dormito Abbiamo fatto da soli e funziona"

«Sono arrabbiato, molto arrabbiato. Essere imprenditori in Italia, tra burocrazia e tasse non è semplice, ma esserlo ai tempi del Coronavirus è impossibile. I nostri politici non sono in grado di utilizzare il buon senso, i sindacati non fanno altro che lamentarsi senza dare soluzioni e alla fine tocca sempre a noi agire in maniera concreta per tutelare lavoratori ed azienda, rischiando sulla nostra pelle».

È un fiume in piena Duilio Paolino, titolare dell'azienda Cosmo, il più grande costruttore di spandiconcimi e spandisale al mondo con i suoi 25mila pezzi prodotti nello stabilimento alle porte di Cuneo, in Piemonte, che in questi giorni di emergenza sanitaria si è sentito abbandonato dal governo e preso in giro da chi - sindacati in testa - ha accusato gli imprenditori di non tutelare la salute dei dipendenti.

«Ecco questa è proprio la cosa che più di tutte non tollero: considerarci degli sfruttatori è una bestemmia. A noi stanno a cuore azienda e dipendenti, del resto sono loro il motore della nostra economia ed è per questo che da quasi un mese io mi sono prodigato per tutelare il loro benessere, visto che il governo non ha saputo prendere una decisione».

E in che modo lo ha fatto?

«Dal premier Conte, fino ad ora ho solo sentito dire: mettete in sicurezza i lavoratori. Ma perché: prima del Coronavirus non erano in sicurezza? Così ho fatto da solo, ed è stato tutt'altro che facile in giornate in cui le notizie venivano date e smentite nello spazio di un batter di ciglia ma, mettendo insieme le nozioni di base e molto buon senso, ho stilato un protocollo interno che i miei dipendenti hanno sottoscritto e insieme abbiamo tutelato la salute di tutti noi, senza fermare le macchine».

Come funziona?

«Al mattino prima di entrare in azienda ai dipendenti viene, con il loro consenso, misurata la febbre: in tre settimane solo uno è andato a casa un giorno perché aveva la temperatura a 37,2. Negli uffici dove non è possibile avere almeno quattro metri di distanza l'uno dall'altro, i lavoratori si sono autoregolati facendo i turni: chi al mattino e chi al pomeriggio, dividendosi il lavoro; ho dotato tutti di mascherine con filtro e guanti e istallato in ogni angolo dello stabilimento detergente disinfettante per le mani. Infine ho abolito la pausa caffè o, per meglio dire, è ancora possibile farla ma nel proprio ufficio, recandosi alla macchinetta solo quando non c'è nessuno. Cose semplicissime che dovevano essere imposte dal governo, senza attendere le rivolte sindacali»

In queste ore il governo potrebbe decidere di fermare la produzione aziendale.

«È chiaro che se viene emanato un decreto che mi impone la chiusura, io obbedisco perché rispetto le regole, ma i miei concorrenti in Francia e Germania proseguono la loro produzione e tra qualche mese per i prodotti italiani non ci sarà più spazio».

Ha avuto un calo di ordini?

«Il lavoro è rallentato, anche perché abbiamo imposto un ferreo regolamento anche per gli autotrasportatori, che entrano in azienda con il camion ma non scendono dalla cabina e le operazioni di carico e scarico vengono eseguite solo dai miei operai, per impedire ogni contatto esterno. E poi abbiamo rinunciato ad alcune commesse per protesta».

Come sarebbe?

«Ho informato i clienti austriaci che non avrei consegnato prima di luglio, per protestare contro la chiusura delle frontiere con l'Italia.

Si sono arrabbiati, ma io gli ho detto che non dovevano arrabbiarsi con la Cosmo, bensì con il loro governo».

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