Luigi Guelpa
Al villaggio di Panmunjeom è un po' come trovarsi sul set de «La sottile linea rossa». Da 65 anni qui la guerra si consuma silenziosa tra vittime e carnefici, disertori ed eroi. Lo sguardo dell'obiettivo, non azionato da Malick, cade con stridente drammaticità su quel lembo di mondo di appena 2 chilometri, brutalmente violentato dalla tragedia che si compie.
Tutto iniziò appunto con una semplice linea tracciata in meno di mezz'ora su una mappa nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale, per facilitare la resa dei giapponesi. Come risultato della divisione della penisola, la tensione salì alle stelle generando la guerra di Corea. Quella che dovrebbe essere un'area di sicurezza congiunta (soprattutto dopo l'armistizio del 1953) continua a rappresentare il luogo in cui il conflitto non si è mai concluso.
Nelle prossime settimane a Panmunjeom potrebbero però cambiare le sorti della storia. Il condizionale è d'obbligo quando di mezzo c'è il regime sclerotizzato della Corea del Nord, ma l'apertura di Kim Jong-un sui giochi olimpici invernali in programma a PyeongChang dal 9 febbraio rappresenta un segnale che Seul non ha affatto trascurato. La fase preliminare del disgelo si è consumata ieri, quando in Italia erano le 7.30 del mattino. Kim ha disposto il ripristino del canale diretto di comunicazione con Seul, tagliato dalla Corea del Nord nel 2013 e nuovamente tre anni dopo. Il contatto telefonico è durato circa 20 minuti. Il ministro sud coreano per l'Unificazione Cho Myoung-gyon ha confermato la conversazione telefonica con un funzionario del Nord, il vice-premier Ro Tu-chol. Top secret il contenuto della conversazione, ma dovrebbe essere servita a mettere assieme i pezzi utili per l'incontro, sempre a Panmunjeom, del prossimo 9 gennaio tra le due delegazioni. Qualcosa è trapelato dal responsabile dell'ufficio di presidenza di Seul, Cheong Wa-dae, che ha rivelato come nella telefonata si sia «parlato di sport e di possibili accordi industriali».
Il colloquio tra Cho e Ro porta alla memoria uno dei simboli della Guerra Fredda, il Telefono Rosso (in realtà quello coreano è di color verde), comparso in moltissimi film, libri, fumetti e videogiochi, da 007 al Dottor Stranamore di Kubrick, fino ad arrivare a Batman per comunicare con la polizia di Gotham City. Celebre l'apparecchio che metteva in comunicazione Washington e Mosca, sostituito da una rete di computer che collega i terminali di Casa Bianca e Cremlino. La linea tra le due Coree era stata attivata nel 1971, e tagliata unilateralmente da Pyongyang in risposta al ciclo di esercitazioni militari congiunte tra Corea del Sud e Stati Uniti.
E tra pulsanti nucleari, dove Trump sostiene di avercelo più grande e potente di Kim, zone smilitarizzate, telefoni rossi, boicottaggi veri o presunti di giochi olimpici, la crisi coreana riesce a sostenere, in piena era tecnologica, i tempi della Guerra Fredda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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