"Severino? Non è retroattiva C'è populismo giudiziario"

Il vicepresidente dell'Associazione nazionale magistrati è duro: «La legge che ha estromesso il Cav non poteva essere applicata»

"Severino? Non è retroattiva C'è populismo giudiziario"

«Populismo giudiziario»: sono parole pesanti quelle che Antonio Sangermano, vicepresidente dell'Associazione nazionale magistrati, usa per definire le scelte di Piercamillo Davigo, che ha scoperto all'improvviso la lottizzazione delle cariche all'interno della magistratura. Sangermano - oggi procuratore della Repubblica per i minorenni a Firenze - in questa intervista attacca frontalmente Davigo. Ma se la prende anche con altre espressioni di populismo giudiziario, con i giudici che si rivolgono alla «pancia» del paese su temi cruciali come la droga o le adozioni. E persino con l'estromissione di Berlusconi dalla politica con la legge Severino: «Quella legge non poteva essere usata retroattivamente».

Però per un anno Davigo, da presidente dell'Anm, ne ha dette di tutti i colori, e nessuno di voi lo ha mai sconfessato.

«Noi di Unicost (la corrente moderata, ndr) non abbiamo mai condiviso il suo massimalismo. Alcune affermazioni che gli vennero attribuite, come quella secondo cui non esisterebbero politici innocenti ma solo colpevoli su cui non sono state raccolte le prove, sono così gravi da farmi dubitare che le abbia davvero pronunciate. Dopo un anno di enorme visibilità mediatica, adesso sbatte la porta abbandonando la giunta dell'Anm. Di fatto, lui e la sua corrente si allineano a una tendenza di neopopulismo giudiziario per trarne tornaconto elettorale e di fazione».

Ma la lottizzazione esiste.

«Allora ragioniamo sui rimedi. E comunque sedici nomine contestabili su seicento mi sembrano un dato risibile».

Ma non è populismo giudiziario anche pretendere di sostituirsi alla politica, intercettando umori veri o presunti del paese? Siamo arrivati al punto che il procuratore nazionale antimafia, che dovrebbe dare la caccia ai narcos, propone di legalizzare la marijuana.

«Franco Roberti ha detto cose corrette e legittime sul rafforzamento della linea repressiva che verrebbe da una parziale legalizzazione. Ma è talmente enorme il danno socioculturale che ne deriverebbe che il presunto vantaggio ne risulterebbe annientato. È impensabile che uno Stato venda una sostanza che ottunde le coscienze e distrugge i neuroni per un puro calcolo».

Ci sono anche giudici che legalizzano adozioni gay avvenute all'estero.

«L'omofobia è un sentimento disgustoso e violento. Ma la famiglia in Italia ha un quadro normativo invariato: è l'unione tra un uomo e una donna tendenzialmente finalizzata alla riproduzione. Discriminare è sbagliato, ma nemmeno si può assimilare tutto. La legge con una scelta chiara non ha previsto la possibilità della stepchild adoption. Tutte le sentenze che non tengono conto di questo divieto per me non sono condivisibili».

Populismo non è anche pretendere di allargare le misure di prevenzione antimafia ai casi di corruzione, colpendo sulla base di indizi e sospetti?

«No, penso di no. Però allora dobbiamo allargare questo strumento a un'altra emergenza, gli stranieri che delinquono. La sicurezza del cittadino è parte integrante della democrazia. Quindi bisogna trovare gli strumenti per l'espulsione di tutti coloro che hanno commesso reati, perché l'ospitalità è un credito che va meritato con comportamenti coerenti. Per questo non credo che lo ius soli e automatismi simili siano una buona idea».

Lei ha indagato a lungo su Silvio Berlusconi per l'affare Ruby, per cui è stato assolto. Oggi Berlusconi è fuori dal Parlamento per un'altra vicenda, dove la condanna ha fatto scattare la legge Severino, anche se emanata dopo i fatti.

«Berlusconi non è stato vittima di una congiura giudiziaria: la giustizia deve fare il suo corso, e questo è quanto accaduto. Ma sul piano politico i leader vengono scelti dalla forza della politica e dagli elettori.

Silvio Berlusconi è sulla scena politica, è un leader di levatura obiettiva scelto dal popolo, e io credo che spetti agli elettori decidere il suo destino politico. A me sembra evidente che la legge Severino è una legge che produce effetti penali, e che quindi in base alla Costituzione non potesse venire applicata retroattivamente».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica