Severodonetsk ormai è rasa al suolo. Razzi su Odessa, Mariupol: crisi d'acqua

L'aviazione russa non sfonda nel Donbass. Al Sud la controffensiva. In 100mila a rischio nella città martire: "Qui catastrofe umanitaria"

Severodonetsk ormai è rasa al suolo. Razzi su Odessa, Mariupol: crisi d'acqua

Di «speciale» l'operazione russa in Ucraina non ha più nulla. Con il trascorrere delle settimane si è trasformata in una guerra convenzionale, la più vasta per uomini e mezzi dopo la fine della seconda guerra mondiale. Mosca, a partire dal 24 febbraio, aveva aperto un fronte di 1.500 km, ridottosi circa la metà dopo il ritiro dalle aree di Kiev e Cernihiv e il concentramento delle forze nei settori del Donbass e del Sud, sulla direttrice Kherson-Mikolayv-Zaporizhzhia. Secondo gli analisti, inoltre, in campo Mosca sta disponendo di non più di 230mila uomini, tra soldati e combattenti del Donetsk e del Lugansk, mentre Kiev può contare su un arruolamento generale di 250mila unità. Di fatto non esiste quindi una larga discrepanza tra l'orso russo e l'Ucraina. Fino a ieri le operazioni tattiche e terrestri sono rimaste concentrate nel settore centrale del Donbass. L'aviazione russa ha agito al di sotto delle sue possibilità, fa sapere il rapporto dell'MI6 britannico. L'incapacità di fornire potenza aerea è uno dei fattori più importanti del limitato successo della campagna di Putin. L'addestramento al combattimento aereo è stato programmato negli anni per impressionare gli alti funzionari, piuttosto che per sviluppare iniziative dinamiche. Mosca quindi fatica ad avere la meglio sull'avversario, ma le battaglie continuano a essere cruente.

Ieri, nel 117° giorno di ostilità, attacchi aerei nel Donbass hanno causato danni alle aree residenziali di Hirske e Vrubivka. Diversi edifici amministrativi sono stati bombardati a Lysychansk e i villaggi di Pavlohrad e Synetskyi nuovamente colpiti. A Severodonetsk, dove i combattimenti proseguono anche di notte, è stato distrutto il sito dello stabilimento di Skloplastyk, ma è buona parte della città a essere stata ormai rasa al suolo. L'artiglieria russa ha sottoposto a fuoco continuo Lysychansk, dove in gran segreto si è recato il presidente Zelensky, e altre 12 località nei dintorni. Le forze armate ucraine per tutta risposta hanno preso il controllo di alcuni villaggi vicini a Severodonetsk. Nella regione Est di Kharkiv, afferma il vice ministro della Difesa Malyar, gli uomini del comandante Muzenko hanno respinto le armate nemiche: «Stiamo facendo ogni sforzo per impedire alle forze armate di raggiungere il confine di stato. I combattimenti continuano». I bombardamenti russi hanno ferito tre bambini a Ivanivka e compromesso abitazioni civili. Nell'oblast di Bryansk, al confine con l'Ucraina, gli invasori hanno schierato una divisione missilistica antiaerea.

Situazione difficile anche a Sud, dove Odessa è stata attaccata dal mare con 14 missili. Colpiti aree agricole e magazzini di cibo, ma le autorità hanno invitato la popolazione a ripararsi nei rifugi. A 150 km più a Nord, ordigni «cruise» sono esplosi nel distretto di Kryvyi Rih, città natale di Zelensky nella regione di Dnipropetrovsk. Nella stessa area i vigili del fuoco continuano a cercare di spegnere l'incendio al deposito di petrolio colpito tre giorni fa (3 morti e 14 feriti). Le forze armate ucraine hanno respinto gli occupanti dalla prima linea di difesa nella regione di Kherson. Le operazioni di controffensiva si sono svolte vicino a Sofiyivka, nei pressi del villaggio di Davydiv Brid. Il nemico non ha potuto fare altro che arretrare sulle rive del fiume Ingulets.

Anche a Zaporizhzhia i battaglioni del comandante Kudriashov stanno mettendo in crisi l'esercito di Mosca. «Stiamo passando da azioni difensive a offensive. In questo momento il nemico non è in grado di fare breccia nella nostra direzione». Sempre a Sud resta drammatica la situazione di Mariupol. Più di 100mila persone che si trovano ancora in città non hanno accesso all'acqua potabile.

Gli invasori la rilasciano una volta a settimana e le persone devono rimanere in fila anche per 8 ore. «È una catastrofe umanitaria. Bisogna fare di tutto per aprire un corridoio verde e salvare i civili. Siamo senza corrente, gas e sistemi di smaltimento delle acque nere», avverte il sindaco Boichenko.

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