Berlino - «Un leone sdentato in lotta per la sopravvivenza politica». È tagliente il giudizio assegnato dal principale quotidiano economico tedesco, Handelsblatt, a Horst Seehofer, governatore del Libero Stato di Baviera e leader dei cristiano-sociali bavaresi, la Csu. Nel simbolo del partito c'è il re della foresta; un re che domenica scorsa ha subito il peggior tracollo di tutti i partiti tedeschi (-10,5 punti) scivolando al suo peggior risultato dal 1949 (un sempre confortevole 38,8%). Secondo il giornale, all'interno della Csu le pressioni per chiedere la testa di Seehofer sono sempre più forti, anche perché nell'autunno 2018 i bavaresi saranno chiamati alle urne.
Noto per i suoi modi chiari e assertivi, il governatore guida l'unica amministrazione statale monocolore in Germania. Abituato a comandare a Monaco, sul piano federale il leone bavarese ha invece subito l'imposizione della politica di accoglienza dei profughi da parte di Angela Merkel. Per molti mesi, dalla fine del 2015, Seehofer ha ruggito invano, minacciando anche un ricorso alla Corte costituzionale per proteggere gli interessi della Baviera dalla politica del governo; governo, per inciso, di cui la Csu è parte integrante quale costola bavarese della Cdu di Merkel. «Gli elettori sono rimasti disorientati dal suo tira-e-molla: la spina dorsale del leader della Csu si è rivelata più flessibile di quella di un ballerino di tango», continua impietoso Handelsblatt. Domenica scorsa Seehofer ha fatto autocritica e confessato di aver scoperto il fianco destro.
I problemi tuttavia sono solo all'inizio. Merkel è già al lavoro per formare il suo quarto governo ma la sua strada è stretta. Con i socialdemocratici tornati all'opposizione, alla cancelliera resta solo un'alleanza fra l'Unione (Cdu e Csu formano un unico gruppo parlamentare), Liberali (Fdp) e Verdi: è la cosiddetta soluzione Giamaica (nero-giallo-verde), l'unica permessa dai numeri dopo l'ingresso di Alternative für Deutschland al Bundestag. Per salvare la faccia, nel nuovo accordo di coalizione la Csu deve imporre un tetto massimo al numero di rifugiati da accogliere annualmente: si tratta di una questione più di principio che di sostanza visto che la via balcanica è chiusa e l'Austria non ci pensa nemmeno a farsi attraversare da una nuova ondata di profughi.
Merkel però non sembra avere gioco facile nell'accettare la richiesta della Csu: un po' perché la Convenzione di Ginevra impedisce di fissare un tetto al diritto di asilo ma numerosi governi europei lo hanno fatto comunque ma soprattutto perché «nessun governo con noi fisserà mai un limite all'accoglienza», ha detto la leader dei Verdi Simone Peter. «Non siamo disponibili a rinunciare al tetto ai profughi», le ha replicato il ministro degli Interni della Baviera, Joachim Herrmann.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.