Sfida in tv Nordio-Anm. Di Pietro in campo per il Sì

Le toghe accettano l'invito del ministro per un faccia a faccia su Sky. L'ex pm di Mani Pulite: "Sono da sempre per la separazione"

Sfida in tv Nordio-Anm. Di Pietro in campo per il Sì
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Faccia a faccia, sul ring di SkyTg24, per il confronto finale tra il Sì e il No alla riforma della giustizia: il 18 o 19 novembre, in apertura della campagna per i referendum sulla giustizia, gli italiani potranno iniziare a chiarirsi le idee con le parole di due dei protagonisti della vicenda. Da una parte Carlo Nordio, ministro della Giustizia, detentore del titolo in quanto firmatario della legge approvata giovedì dal Parlamento. Nell'angolo opposto, lo sfidante, il portavoce dell'Associazione nazionale magistrati: che da ieri è ufficialmente in campo, con il suo Comitato per il No, per convincere gli elettori a spazzare via col loro voto la riforma. A proporre l'inedito match è stato Nordio, ieri l'Anm accetta l'invito. Chi manderà l'Anm a sfidare il ministro? L'annuncio è stato dato dal segretario Rocco Maruotti, esponente dell'ala dura delle toghe, ma a dibattere con Nordio dovrebbe essere invece il presidente, Cesare Parodi: un moderato che anche in questi giorni sta cercando di svelenire un po' il clima, evitando che il referendum sulla separazione delle carriere si trasformi in uno scontro politico tra sostenitori e oppositori del governo Meloni. È una operazione che non dispiace neanche al centrodestra, convinto che riportare la partita ai contenuti concreti della riforma possa raccogliere consensi anche nel campo progressista e persino nel mondo della magistratura.

Alcuni segnali dicono che effettivamente delle crepe a sinistra nel "fronte del No" si stanno realizzando. Nel primo documento diramato dal "Comitato SiSepara", primo firmatario l'ex presidente delle Camere penali Gian Domenico Caiazza, appaiono adesioni non scontate. La più sorprendente è quella di Antonio Di Pietro, il pubblico ministero di Mani Pulite, autore del famoso pronunciamento del pool contro la riforma Biondi della giustizia, poi fondatore dell'Italia dei valori e ministro nel governo di Romano Prodi: ora, dal suo eremo di Montenero di Bisaccia, si dichiara fan da sempre della separazione delle carriere ("Lo sono dal 1989 - dice al Giornale - e continuerò ad esserlo anche se mi fa rabbia che i soliti berlusconiani vogliano metterci il cappello sopra rischiando di far fallire il referendum"). Accanto all'ex magistrato, nomi con Dna tutto a sinistra: il deputato del Partito democratico Paola Concia, l'ex spin doctor dalemiano Claudio Velardi, e perfino Chicco Testa, già deputato Pds e presidente dell'Enel.

Ma il segnale più esplicito di come il Sì alla riforma raccolga consensi anche a sinistra viene dal pezzo di società civile più direttamente interessato al riequilibrio dei poteri nei tribunali, ovvero l'avvocatura. Dopo giorni di dibattito interno, ieri esce allo scoperto un lungo elenco di legali dichiaratamente di orientamento progressista ma altrettanto nettamente favorevoli alla riforma approvata dal Parlamento. "È stata una iniziativa partita in modo spontaneo - racconta uno dei promotori, l'avvocato vicentino Dario Lunardon - dopo giorni di disagio, in cui chi di noi si esprimeva a favore della riforma veniva tacciato di complicità col centrodestra". Ne è nato un lungo testo in cui alle critiche su altre iniziative governative in tema di giustizia (dal decreto sicurezza al carcere) si accompagna un appoggio esplicito alla separazione delle carriere: "Crediamo che nell'ambito del processo penale chi svolge le indagini e conduce l'accusa debba essere un soggetto che non può compartecipare alla medesima organizzazione di chi è chiamato a decidere della fondatezza di quell'accusa".

E gli avvocati di sinistra invitano "tutti, magistratura compresa, a non trasformare la campagna referendaria in uno scontro tra chi si autoproclama tutore della Costituzione e chi, sostenendo la riforma, viene additato come un avversario della Costituzione".

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