Sgominata la banda di albanesi delle rapine in villa

Covo a Roma e collegamenti con altri gruppi criminali. I colpi su Audi sottratte alle vittime

Sgominata la banda di albanesi delle rapine in villa

Roma - Basi operative: Tor Bella Monaca e Massa San Giuliano, a Ponte di Nona. Per una banda di albanesi «Le Torri» di viale dell'Archeologia, a Roma, erano il covo dove pianificare le rapine in tutto il centro Italia. Spesso gli assalti in villa «sconfinano» fino a Reggio Emilia, Ravenna, Modena e Bologna. Per gli inquirenti, però, il gruppo era in collegamento con altre bande criminali attive a Milano, Venezia, Vicenza e Ascoli. A firmare l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per sei stranieri il gip di Spoleto. Altre nove persone, fra cui due donne, denunciate per favoreggiamento.

Un'indagine sviluppata tra l'Umbria e la capitale. Sono gli agenti del commissariato Aurelio a intercettare i banditi durante un cambio macchina, dopo il furto in alcune ville a Trevignano e Bracciano. Un'azione rapida tanto da sfuggire agli agenti che tentano un inseguimento per le strade della capitale. Scaltri: i banditi si muovono su auto di grossa cilindrata, quasi tutte Audi sottratte alle vittime degli assalti e nascoste nei parcheggi di ospedali. Una batteria di criminali disposta a rientrare in patria per far calmare le acque. «In Italia basta un inverno per fare un milione di euro», si vantano al telefono gli albanesi intercettati dalla polizia. La banda entra in azione durante le ore serali e notturne, sempre con i proprietari in casa. «I delinquenti miravano a denaro e preziosi», spiegano gli inquirenti. Spesso i ladri s'impossessano delle chiavi delle auto poi utilizzate per la fuga e gli spostamenti successivi. A un nuovo furto in casa la «vecchia» auto viene abbandonata, sostituita con quella appena razziata. Decine i colpi progettati e portati a termine. Frosinone e Perugia le più colpite del centro Italia. Molto furbi: per evitare di essere pedinati gli albanesi usano una serie di precauzioni, compresa quella del rimpatrio «obbligato».

Tutto pur di sfuggire alle forze dell'ordine. A Perugia e Frosinone forzano i posti blocco lungo le provinciali. Inseguiti, riescono a fuggire, anche a piedi, dopo aver distrutto le auto. Una banda attenta ai particolari: gli spostamenti avvengono su auto pulite, mentre quelle usate per la fuga, rubate, sono utilizzate solo per raggiungere quelle di scambio.

Per comunicare fra loro bastano telefoni «citofoni», con traffico limitato, intestati a cinesi residenti a Napoli. Sequestrate dieci Audi oltre a orologi Rolex, Cartier, Gucci, diamanti e oggetti di lusso. Il deposito di attrezzi, ovvero frullini, mazzette e piedi di porco, nel terreno di un complice.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica