Roma - «Una volta avere una tecnica era considerata una cosa positiva, oggi abbiamo capito che può essere anche un grande gap». Il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda (nella foto), ha incentrato il suo intervento all'assise confindustriale su una ostinata e determinata polemica con Matteo Renzi del quale, senza citarlo quasi mai, ha destrutturato l'intero programma politico incassando lunghi e calorosi applausi dalla platea dell'Auditorium che sembra aver dimenticato la recente infatuazione referendaria.
«Non penso che serva la tessera di un partito per dire la propria idea (sulla legge elettorale). Io e il ministro Padoan ci stiamo ancora interrogando sul significato di tecnico», ha aggiunto accomunandosi all'altro bersaglio degli strali del segretario Pd. Ma Calenda ha voluto soprattutto precisare che «alle elezioni bisogna arrivare nei tempi giusti, evitando l'esercizio provvisorio, dopo aver completato la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà e con una legge elettorale che dia, non diciamo la certezza, ma la ragionevole probabilità della formazione di un governo riducendo la frammentazione». Un intervento tutto politico, quindi, nel quale le ultime tentazioni proporzionaliste del renzismo sono state messe in questione. Tanto da far pensare che la fine dell'impegno da civil servant del ministro non sia poi così vicina. Ha criticato chi definisce l'Europa come «grigia», cioè Renzi, e ha auspicato la rapida approvazione alla Camera del ddl Concorrenza. «Non vorrei finire come l'ultimo dei Mohicani», ha detto sollecitandone il via libera «senza modifiche ed ulteriori ritardi» e dunque incalzando la segreteria del Nazareno. Analoga enfasi è stata posta sulla norma anti-scorrerie contro le scalate ostili che, tuttavia, non ha ancora trovato collocazione.
Calenda, in pratica, si è presentato con un programma alternativo a Renzi facendo proprie le istanze rappresentate dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Le privatizzazioni, altro tema oggetto di contrasti tra l'ex premier e Padoan, sono necessarie, ha rimarcato. «Non è solo una questione di riduzione del debito» perché per Eni, Enel, Fincantieri e Leonardo si è dimostrata «una buona soluzione», mentre lo stesso non è accaduto «quando la politica ha preteso di mantenere un controllo totale, e ogni riferimento alla Rai è del tutto casuale». Tutto il renzismo è archiviato, dunque, e anche il grillismo con lo «stravagante» reddito di cittadinanza è da superare.
Calenda ha invece appoggiato pienamente la proposta confindustriale di un «patto per la fabbrica» dichiarandosi pronto a valutare «un'ulteriore detassazione sui premi e sul salario di
produttività». Gli applausi, ma soprattutto le lodi giunte da esponenti di maggioranza o da manager di primo piano (il presidente di Telecom Recchi in testa) lasciano pensare che di Calenda si sentirà parlare anche in futuro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.