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Si allarga la rivolta, manifestante brucia la bandiera cinese

Ieri il nono sabato di cortei. E la polizia lancia lacrimogeni

Si allarga la rivolta, manifestante brucia la bandiera cinese

Nono fine settimana di proteste a Hong Kong e sale il livello di intensità dello scontro tra i manifestanti - che sono partiti da una contestata legge che apriva all'estradizione in Cina poi archiviata dalla controversa governatrice Carrie Lam ma che pian piano hanno infittito il loro cahiers de doléance accusando Pechino di essere sempre più asfissiante nell'ex colonia britannica e denunciando la progressiva diminuzione degli spazi di libertà civili - e le forze dell'ordine - con la guarnigione dell'esercito cinese di stanza sull'isola che qualche giorno fa ha minacciato i manifestanti di una repressione violenta con tanto di utilizzo di carri armati.

Ieri è stato un sabato plumbeo nel territorio autonomo cinese. Nonostante le minacce suddette e le decine di arresti dei giorni scorsi tra le file degli oppositori - particolare scalpore ha provocato quello di Andy Chan, fondatore del Partito nazionale di Hong Kong, formazione indipendentista messa al bando un anno fa - in migliaia sono sciamati per le strade, in molti vestiti di nero e quasi tutti intonando come slogan il mantra «siate acqua», un inno all'imprevedibilità preso in prestito dalla mitologia di Bruce Lee.

I manifestati hanno improvvisato delle barricate per le strade di Tsim Sha Tsui, il quartiere turistico e dello shopping vicino al porto, e hanno bloccato uno dei tre tunnel che collegano la penisola di Kowloon con l'isola di Hong Kong, provocando un blocco del traffico. Un gruppo di manifestanti si è separato dal corteo, ha raggiunto l'area di Victoria Harbour, dove sventolano varie bandiere di Hong Kong e della Repubblica Cinese, e uno di loro si è arrampicato su un pennone, ha staccato dall'asta una bandiera cinese e l'ha gettata in mare, prima che le forze di polizia potessero impedirglielo.

Altro episodio rilevante, l'assedio da parte di alcune centinaia di manifestanti di una stazione della polizia di Tsim Sha Tsui. I manifestanti, pure loro quasi tutti in nero, hanno infranto i finestrini delle macchine nel parcheggio della polizia e imbrattato di graffiti i muri vicini. Un gruppo di attivisti ha preso a lanciare mattoni contro l'edificio con l'utilizzo di una rudimentale grande fionda. La polizia in tenuta antisommossa ha reagito sparando decine di gas lacrimogeni contro gli «assedianti» e non lesinando in manganellate, e costringendo molti manifestanti a fuggire nelle vie laterali.

E non è finita. Oggi si replica con due altri cortei anch'essi a rischio violenze.

E per domani, lunedì, gli oppositori hanno proclamato uno sciopero generale a cui pare aderiranno anche migliaia di dipendenti pubblici che, contravvenendo alla loro proverbiale prudenza, qualche giorno fa hanno preso ad aderire alla protesta.

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