Si è ammalato di tumore: niente banda dei carabinieri

Era il primo clarinetto, aveva operato con successo un neo, ma l'Arma ha detto no. «Punita la mia onestà»

Si è ammalato di tumore: niente banda dei carabinieri

Quel maledetto melanoma l'ha scoperto nell'aprile del 2017. Doveva essere solo uno stupido neo troppo cresciuto. Pochi mesi dopo sarebbe iniziato il corso per diventare maresciallo dell'Arma dei Carabinieri. Un onore (e un buon lavoro): primo clarinetto nella banda della Benemerita. Peccato che a Gabriele, 24enne musicista laziale, quel piccolo tumore maligno sia costato il posto. Escluso, senza appello, perché «inidoneo» al servizio militare. Nonostante un'operazione ed esami successivi ne avessero certificato la guarigione. Gabriele dopo il diploma in Conservatorio decide di tentare il colpo. «La banda dei Carabinieri - racconta - è un posto molto ambito tra noi musicisti». Le selezioni durano oltre un anno: test psicologici, colloqui, prove fisiche, addestramento. Solo chi ha affrontato un concorso delle Forze Armate sa quanto è difficile spuntarla. All'inizio del percorso (settembre 2016) Gabriele non sa del melanoma. Lo scopre ad aprile 2017 quando si opera per rimuovere il neo: la biopsia certifica il male, ma il peggio sembra passato. Operazione riuscita. A ottobre escono i risultati dei soli 15 posti da orchestrale in palio: «Ho vinto sia il ruolo di primo che quello di secondo clarinetto», spiega con orgoglio. Il corso inizia a dicembre: tre mesi di addestramento militare («si è comunque soldati»), poi l'inquadramento nella banda dell'Arma.

Ed è qui che arriva la doccia gelata. «Durante l'incorporamento mi sottopongono alla visita medica generale e mi domandano se avessi subito interventi chirurgici. Quando scoprono del melanoma mi dichiarano inidoneo e mi escludono dal concorso». Inutile spiegare che quel tumore è stato rimosso e che per evitare rischi Gabriele ha affrontato un'operazione più ampia in modo da escludere sgraditi ritorni. Le regole parlano chiaro: chiunque abbia sofferto di neoplasie non può aspirare a vestire la divisa. «A 24 anni ero a un passo dal mio sogno, me l'hanno infranto».

Il ricorso al Tar del Lazio non ha portato ai risultati sperati. Nonostante un certificato medico confermi «l'assenza in atto di lesioni melanocitiche atipiche dermatoscopicamente accertate», per il giudice «le condizioni attuali del ricorrente sono effettivamente sussumibili nella causa di non idoneità». Infatti, come si legge nell'ordinanza n. 708/2018 firmata da Concetta Anastasi, anche «in caso di rimozione chirurgica del tessuto interessato, la patologia tumorale costituisce condizione ostativa all'arruolamento finché non è trascorso il periodo di follow up». Servono cinque anni, dice il regolamento, prima di poter aspirare a un posto nei Carabinieri. Gabriele deve arrendersi (o attendere).

«È fuori dalla comprensione umana - affermano legali Giorgio Carta e Giuseppe Piscitelli a GrNet - che un ragazzo che ha avuto la sfortuna di ammalarsi di cancro venga estromesso da un concorso già vinto». In fondo Gabriele non avrebbe dovuto operare sul campo, solo suonare nell'orchestra. Il sentimento? «Delusione». «Ogni tanto - sospira - penso che se non avessi dichiarato di aver subito l'operazione, forse sarei ancora dentro. Ma ho scelto l'onestà». Non solo.

Perché se il melanoma l'avesse scoperto dopo l'inquadramento «mi avrebbero fatto curare, poi sarei tornato». A Gabriele, ora, non resta che una domanda: «Se nel privato non mi avessero assunto per colpa di un tumore, cosa sarebbe successo?»

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