"Come si fa a chiamarle donne? Sono soltanto insulti alla vita"

La scrittrice Amani El Nasif: "Chi va a combattere con questi psicopatici non merita comprensione. Ma le radicalizzate sono tante"

"Come si fa a chiamarle donne? Sono soltanto insulti alla vita"

Amani, Lara Bombonati ha la sua stessa età ma ha fatto la scelta di vita opposta alla sua.

«Non so cosa passi per la testa di queste ragazze. Scelte del genere non hanno rispetto per tutte le donne che nel mondo soffrono e lottano per conquistare i propri diritti e la propria libertà. Scelte così sono un insulto alla vita».

Lara, nata in Italia, che vuole andare a combattere in Siria e lei, nata in Siria, che la libertà l'ha voluta e conquistata in Italia.

«È surreale che un'italiana vada a combattere con quegli psicopatici, è un affronto che ti metti a fianco di animali di cui vogliamo liberarci. Ma soprattutto non diamole alibi».

Cioè?

«Inutile nascondersi dietro l'educazione che ha ricevuto da genitori, dire che è il risultato della vita sociale che ha fatto o che magari viveva una situazione di emarginazione. Questa è lei. È sua la responsabilità di quello che è e di quello che fa».

Dicono siano persone deboli, facili da influenzare.

«Non è vero che sono deboli. Non lo era Maria Giulia Sergio che è andata a combattere in Siria. Non vengono trascinate contro la loro volontà o soggiogate da qualcuno più forte di loro. Sono loro che hanno un istinto disumano. Basta dire che siamo noi che sbagliamo: sono loro che sbagliano».

Prendersi quindi le proprie responsabilità...

«Sono persone piene di odio per tutti, indifferenti alla vita. Sarei proprio curiosa di sapere come si comportava a scuola, che gente frequentava, con chi usciva. Me la mettessero mai davanti una così...»

Lei gira per le scuole di tutta Italia, parla con i ragazzi. Sono casi isolati?

«Sono tante a radicalizzarsi, quelle scoperte sono solo la punta dell'iceberg, i casi che vengono a galla. Solo che è difficile identificarle, accorgersene. Come tutte quelle ragazzine che finite le scuole in Italia vengono portate nei loro Paesi e costrette a un matrimonio combinato. Ragazzine che spariscono e non tornano più».

Sono le donne che devono fare la rivoluzione.

«Certo, anche se non è facile. Ma siamo tantissime e unire le nostre forze può cambiare le cose. Il valore che noi diamo alla parola essere donna ti porta dalla parte opposta di quelle che fanno scelte come Lara o Maria Giulia. Perché loro non si possono definire donne».

La paura di andare un concerto, di frequentare un bar, di andare allo stadio. Lei come la vive?

«Di recente sono stata a un concerto a Monaco e la paura, sottile, strisciante, si sente. Non mi sono sentita tranquilla e forse a volte un po' paranoica diventi. Ma questo è quello che vogliono: insinuarci la paura nel cuore...».

Però?

«Però i concerti, i luoghi di vacanza, gli aeroporti sono pieni di gente lo stesso. La voglia di vivere, la voglia di libertà è più forte della paura che ci vogliono mettere. È una sfida: dimostrare che noi siamo più avanti di loro, perché nessuno deve e può privarmi della mia libertà».

Amani, lei è appena diventata cittadina italiana, ma lei italiana è sempre stata. È anche più veneta di tanti veneti...

«Io sono orgogliosa di essere italiana, lo sognavo da tutta una vita, anche se ho sempre vissuto qui, a Bassano del

Grappa che è la mia città, il mio cuore. È il premio a tutte le battaglie che ho combattuto, alle lotte che ho fatto per tornare qui, alla vita che ho rischiato per riprendermi la vita. Io mi sono meritata di essere italiana».

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