In attesa del M5S. Il Pd di Enrico Letta sceglie il profilo basso ed evita di prendere una posizione netta tra i due contendenti, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte.
“Non commento, ragioneremo dopo i ballottaggi”, dice a ilGiornale.it il senatore Alessandro Alfieri, coordinatore di Base Riformista, che si limita a confermare che il ruolo di Giuseppe Conte all'interno dell'alleanza è totalmente cambiato rispetto all'era di Nicola Zingaretti. Goffedro Bettini, fedelissimo braccio destro del presidente del Lazio, arrivò addirittura a ipotizzare che Conte potesse guidare il campo progressista. “Quella fase si è chiusa con la segreteria Letta. Siamo in un'era politica diversa”, chiarisce Alfieri. All'epoca Conte, infatti, era un primo ministro che godeva di percentuali molto elevate di fiducia, mentre ora guida un partito che al primo turno delle elezioni amministrative si è fermato a cifre decisamente irrisorie.
“Apprezzo il posizionamento europeista ed atlantista del ministro degli Esteri. Ho detto che con un M5S, così tratteggiato da Di Maio, non avrei problemi ad allearmi”, ci ricorda il senatore liberal Andrea Marcucci secondo cui Conte tentenna troppo. “Spero che il leader Cinque Stelle si renda conto che il campo largo non prevede il libero accesso, ci sono dei requisiti minimi da rispettare, la politica internazionale è uno di questi”, sentenzia il senatore toscano. Il deputato emiliano Andrea De Maria, però, crede ancora in “una prospettiva di un campo largo di centrosinistra” come “l'unica strada credibile verso le elezioni politiche del prossimo anno. Ce lo dicono anche i risultati delle elezioni comunali di domenica”.
Ma lo stesso Letta ha precisato che il suo faro è l'Ulivo, la coalizione di centrosinistra che vinse le elezioni nel 1996 e non l'Unione, che anche a sinistra viene ricordata come un'accozzaglia di partiti litigiosi che franò in brevissimo tempo. "Io son legato all'idea dell'Ulivo e della vittoria di Prodi nel 1996: il centrosinistra vince se ha una idea più avanzata di futuro e non se mette insieme un altro pezzettino del puzzle”, ha precisato Letta, parlando da Bologna, e assicurando: “Non andrò a ricercare ogni pezzettino di puzzle, ma metterò in campo le migliori idee ed energie per lavorare sul futuro migliore per il nostro Paese". Un'idea condivisa dalla senatrice Valeria Fedeli che, sentita da ilGiornale.it, spiega che poiché il Pd è il primo partito italiano, ha il dovere di presentare una proposta politica di stampo europeista e filo-atlantista, ma non solo. "La proposta politica è anche costruita nell'azione di governo e nelle cose che abbiamo fatto finora", chiarisce la Fedeli, riferendosi al lavoro svolto sul Pnrr durante il governo Draghi e sulla base del quale il Pd intende costruire il “campo largo”. “
Si parta dalla proposta anziché fare le varie mediazioni tra l'uno e l'altro”, dice la Fedeli che, poi, precisa: “Ciò significa parlare a tutti, indipendentemente dal fatto che il M5S c'è o non c'è oppure se Italia Viva c'è o non c'è”. Ma dentro il Pd sono in molti a credere che la scissione sia alle porte.
L'impressione che circola tra i democratici è che, a quel punto, Conte correrebbe da solo mentre il progetto politico di Di Maio potrebbe essere compatibile con quello dei centristi (leggasi Renzi e Calenda) con i quali il Pd si alleerebbe senza problemi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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