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Si sblocca il caso Salis, udienza anticipata

Pressioni del governo: processo più veloce. Tajani: "La detenzione della ragazza è migliorata"

Si sblocca il caso Salis, udienza anticipata

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Condizioni detentive migliorate, udienza anticipata e richiesta di arresti domiciliari in Ungheria. Gli interventi del governo italiano su Budapest hanno ottenuto risultati non indifferenti per il caso di Ilaria Salis, in carcere da un anno con l'accusa di far parte di un commando che ha brutalmente picchiato degli estremisti di destra.

«La signora Salis ha confermato (martedì) al nostro ambasciatore un netto miglioramento delle condizioni detentive, dagli aspetti igienico-sanitari ai contatti regolari con i familiari. Sono risultati ottenuti lavorando con discrezione e gradualità, evitando polemiche e forzature» ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, parlando al question time alla Camera.

Un'altra notizia importante è che martedì «la Corte di Budapest ha anticipato al 28 marzo l'udienza prevista (del processo Salis nda). Evidentemente la magistratura ha recepito i messaggi partiti da Roma» ha annunciato Tajani rispondendo a un'interrogazione del deputato Benedetto Della Vedova. Inizialmente l'udienza era stata fissata il 24 maggio. Tajani l'ha definito «uno sviluppo molto positivo che indica la volontà della magistratura ungherese di accelerare i tempi del procedimento così come richiesto fortemente dall'Italia». Fin dall'inizio della bagarre mediatico-politica l'Ungheria ha ricevuto sollecitazioni per «un processo equo e rapido e la tutela dei diritti della detenuta: è quello che presidente del Consiglio e io abbiamo chiesto per la connazionale».

E finalmente si è tornati con i piedi per terra sugli arresti domiciliari a Budapest, «strada che il governo ha più volte suggerito e che vede concorde lo stesso legale ungherese ha spiegato Tajani -. Ora questo opzione viene considerata anche dalla famiglia». La sinistra vuole che Salis venga accolta in ambasciata come i marò in India, ma i fucilieri di Marina erano servitori dello Stato in missione di protezione della navi italiane. Sinistra che, per bocca della leader dem Schlein, ieri in piazza a braccetto di Fratoianni, giura che «noi continuiamo a insistere per riportarla in Italia».

«Sull'ipotesi di usare l'ambasciata come luogo per gli arresti domiciliari ho già detto che, ove i ministeri di Giustizia e Interno lo avallassero, io non mi opporrei - ha dichiarato Tajani -. Va però notato che offrire l'ambasciata non accresce di per sé la probabilità che l'istanza dei domiciliari venga accolta perché equivarrebbe de facto alla concessione diretta di domiciliari in Italia». Salis vuole tornare a casa dove i suoi compagni, che erano con lei a Budapest, sono latitanti o agli arresti domiciliari e non vengono estradati proprio per il polverone mediatico-politico sull'Ungheria.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, sollevando l'ira della sinistra, ha spiegato come i familiari di Salis «purtroppo hanno perso un anno: se avessero chiesto da subito gli arresti domiciliari in Ungheria, tutto questo forse non sarebbe accaduto».

Secondo Nordio «una volta cessata la detenzione carceraria può scattare la norma di accordo internazionale per cui si può chiedere che i domiciliari vengano scontati in Italia».

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