Politica

Si tiene pronto il decano d'aula Casini l'ex "triumviro" del Cav finito a sinistra

Si prepara da anni per il Quirinale con uno spirito bipartisan

Si tiene pronto il decano d'aula Casini l'ex "triumviro" del Cav finito a sinistra

Il Pierfi, dunque, come lo chiamavano in gioventù, ovvero Pierferdinando Casini è un uomo molto intelligente, piace molto alle signore e l'ho visto nutrirsi a tavola in un ristorante di una sola mela. Dieta, uguale fascino. Etica: moderna e lontana dai cattolici parrucconi e all'antica. Ma sempre ben correlato e connesso perché, già l'ho detto, è simpatico. È un cavallo di razza della vecchia batteria democristiana, anche se ormai è diventato il decano del Parlamento con dieci legislature sulle spalle, molto ben portate. È un eccellente mediatore anche perché, forse l'ho già detto, è simpatico e bolognese. Ha i tratti emiliani, fra cui un curato sex appeal e simpatia. Siamo stati compagni di banco nel gruppo misto della Camera ed era facilissimo socializzare con lui perché la simpatia ce l'ha nel sangue e gliene va dato atto. In origine era di destra, diciamo centro destra tanto è vero che fu uno dei tres caballeros della sacra alleanza creata da Berlusconi e che si reggeva su Bossi, Fini e Casini. Tutti lì a frequentare Palazzo Grazioli, anche nelle foto sempre insieme, Berlusconi nel mezzo e intorno i sui pulcini Bossi, Fini e Casini. Di fatto, il loro compito era quello di assolvere al ruolo di alleati indispensabili e dunque con pratica di sgambetto. Berlusconi che stava ancora rodandosi come primo ministro non aveva previsto questo costume della politica e Casini non era più o meno pressante di quanto lo fossero Bossi e Fini, considerato che Bossi fece saltare il primo governo a causa di un avviso di garanzia poi ridicolizzato dalla sentenza e che Fini fece la fine che fece col «Che fai, mi cacci?». Pierferdinando è sempre stato molto garbato ed elegante ed ha avuto cura di mantenere ottimi rapporti con tutti, mondo cattolico, ma anche imprenditoriale. Ha sposato la figlia dell'imprenditore Caltagirone e questa circostanza non lo ha danneggiato.

Poi, l'abbiamo ritrovato eletto dalle sinistre. Come è stato e come non è stato, non si sa, ma è così. L'antico triumviro del berlusconismo col vento in poppa si era trasformato in un riformista gradito e gradevole è fra l'altro molto simpatico sicché non ha mai dovuto portare la croce del passato come alleato strettissimo e fraterno di Berlusconi che del resto ha mantenuto con lui e come fa con tutti, rapporti civili e cortesi. Casini ha compiuto con grande cura una operazione di restauro dell'immagine e del Cursus Honorum perché comunque ha già incassato il titolo Presidente della Camera che rende papabili alla prima botta, con una politica del silenzio e sottraendosi ai talk show. Ci fu un momento o, fino a un paio d'anni fa, in cui lo si sentiva parlare solo di politica estera. Senza esporsi, senza litigare, incassando solo i complimenti per la sua competenza, per lo spirito bipartisan e per il modo garbato nel porre i temi e discuterli. Questo come dicono gli inglesi «sounds like a plan», sembra un piano ben congegnato. Da chi? Possiamo solo fantasticare la sceneggiatura: «Lei, presidente Casini, da questo momento deve restare zitto. Non vada più in nei talk perché la televisione è una trappola. Non faccia neanche dichiarazioni. Al massimo, sull'Afghanistan. Un'aura di mistero deve gravare sul suo nome e al resto ci pensiamo noi. Quando sarà il momento, emergerà come la Venere di Botticelli e sarà fatta».

Non garantiamo nulla di questo retroscena, però è convincente.

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