Politica

"Siamo uno dei poteri dello Stato. La protesta è quasi eversiva"

Il pg di Milano non aderirà: "Non possiamo metterci di traverso a scelte dell'esecutivo e del Parlamento"

"Siamo uno dei poteri dello Stato. La protesta è quasi eversiva"

Nel merito e nel metodo. No allo sciopero. Cuno Tarfusser, oggi sostituto procuratore generale a Milano ma in passato giudice della corte penale internazionale all'Aia, non ha paura di andare controcorrente: «Noi non possiamo restare a casa e incrociare le braccia».

E perché, dottor Tarfusser?

«Noi siamo un potere dello Stato. L'ho scritto e lo ripeto: siamo uno dei tre poteri e non possiamo metterci di traverso alle scelte dell'esecutivo e del parlamento. In questo modo si altera un delicato equilibrio».

Ma si contano almeno cinque scioperi negli ultimi vent'anni.

«Lo so, ma per quanto mi riguarda questo è un atteggiamento ai limiti dell'eversivo».

Addirittura?

«Si, noi non siamo come i benzinai, i camionisti o i piloti d'aereo che bloccano il Paese e in questo modo fanno pressione su Palazzo Chigi e le Camere. Noi non possiamo permettercelo perché, mi pare evidente, in questo modo si compromette la grammatica istituzionale. Non possiamo avanzare rivendicazioni come le altre categorie e dobbiamo tenere conto dei contraccolpi delle nostre azioni».

L'Anm la pensa in un altro modo, ma sui contenuti almeno condivide le loro preoccupazioni?

«Mi spiace deluderla, ma c'è una drammatizzazione che non corrisponde alla realtà».

A che cosa si riferisce?

«L'80, forse 90 per cento dell'attività è normale amministrazione. Per rimanere al penale, che conosco meglio, il furto, lo scippo, la piccola rapina, il sequestro di un grammo di droga leggera. Non siamo sempre dentro un'emergenza, ma dobbiamo fronteggiare l'assalto continuo della piccola criminalità cui occorre rispondere con professionalità e celerità».

I giudici ingigantiscono i problemi?

«Per carità, quelli ci sono e sono drammatici ma non sono la routine. Per quella non servono alibi ma solo impegno e dedizione».

A proposito di impegno, si contesta il fascicolo delle performance.

«Noi siamo valutati sette volte nel corso della nostra carriera, ma si tratta di esami all'acqua di rose.

Ben vengano pagelle più stringenti, ancorate ai fatti, come capita a tutte le altre professioni».

Commenti