Davanti alla prospettiva di un incontro sessuale "bisognerà andare col microfono o astenersi": così Gian Domenico Caiazza, avvocato, ex presidente delle Camere penali, ha descritto sui social l'impatto che avrebbe sui processi per stupro la norma sul consenso in discussione in Parlamento. "Altro che fuori dalla Costituzione - ha aggiunto - qui siamo fuori dalla grazia di Dio!".
Davvero nelle nuove norme sulla violenza sessuale lei vede un futuro così fosco?
"Purtroppo sì" risponde Caiazza. "La riforma in discussione qualifica come violenza sessuale il rapporto avvenuto senza il consenso libero ed attuale' dell'altra persona, a prescindere da condotte di violenza, di minaccia costrittiva, o di approfittamento di condizioni di inferiorità dell'altra persona. Se dunque basterà la mancanza di consenso, significa che sarà sufficiente che lo affermi la denunziante, perché si tratta di una condizione soggettiva che appartiene solo a lei. Dunque, in questo caso non servirà dimostrare che l'indagato o l'imputato è stato violento o minaccioso o che si sia approfittato. Il processo servirà necessariamente a dimostrare che invece il consenso ci fosse. Una inversione totale dell'onere della prova".
Il problema dei reati sessuali è che quasi sempre avvengono lontano da testimoni. Quali elementi può avere la presunta vittima per dimostrare la sua credibilità?
"La parte offesa è già forte del fatto che depone sotto giuramento; ma fino ad oggi almeno il processo deve fornire un qualche riscontro di condotte violente, minacciose o abusive. Se passa la riforma, non comprendo cos'altro si dovrà verificare, oltre che prendere atto del dichiarato dissenso all'atto sessuale consumato".
In questi processi in passato la tecnica difensiva era basata sulla demolizione della credibilità della vittima. Ora molte domande delle difese vengono bloccate per impedire la cosiddetta vittimizzazione secondaria. Esiste una giusta via di mezzo? Fin dove può spingersi il difensore nel verificare che il racconto della vittima stia in piedi?
"I tempi del processo del Circeo sono, per fortuna, morti e seppelliti. Ancora si incontrano avvocati che vorrebbero esserne gli epigoni ma, mi creda, sono una sciagura per i loro assistiti, ed è giusto che sia così. Ma le chiedo: perché si accetta che un omicidio o una strage possano rimanere impuniti per mancanza o insufficienza di prove, e non una violenza sessuale? Proteggere il soggetto debole è doveroso, ma non fino a sovvertire i principi costituzionali dell'onere della prova".
L'inversione dell'onere della prova non è già in parte nei fatti e nella giurisprudenza? Ci sono tribunali che si vantano di avere il cento per cento di condanne in processi dii questo genere.
"Esatto, nella prassi giurisprudenziale siamo già molto, molto vicini alla inversione dell'onere della prova nei processi di violenza sessuale: proprio non si sente il bisogno di consolidare questa deriva incostituzionale in una norma positiva".
Nella norma presentata alle Camere viene punito anche il rapporto consensuale quando si approfitti della vulnerabilità di una parte.
Se entra in gioco anche la vulnerabilità economica diventa punibile anche l'utilizzo della prostituzione?"Non mi avventurerei in questi paradossi. Certamente, quando si rompono gli equilibri costituzionali, si rompono gli argini della legalità, e le conseguenze sono imprevedibili. Meglio fermarsi per tempo".