Mi chiamo Marco*. O meglio questo è il nome che vi dico perché per scrivere a voi rischio sanzioni disciplinari non di poco conto. Però lo faccio lo stesso.
Mio padre era agente di polizia e già dai 5 anni avevo il desiderio di indossare la sua stessa divisa. Lo ricordo quando da bambino arrivava stanco dal turno di notte ma non mancava di portarmi sempre qualcosa; una volta delle caramelle, l'altra i fumetti. Era un papà modello. Vorrei l'aveste conosciuto. Oggi mio padre non c'è più perché è passato a miglior vita dieci anni fa. Giusto in tempo per salvarsi da questo degrado della Polizia che io non imputo alla Polizia stessa ma a un sistema che non funziona. Volete un esempio? Io in ufficio non ho neanche le risme per stampare le denunce. Le penne per scrivere me le devo comprare io. È così per me ma è così per tutti. A volta va meglio, a volte va peggio. Ogni tanto l'Amministrazione ci passa materiale in più invece a periodi ci dobbiamo arrangiare.
Alla Squadra mobile dove presto servizio siamo in pochi. Il ministro Salvini ci ha promesso di mandarci rinforzi che però non sono ancora arrivati. È una cosa buona perché così si svecchierà una Polizia che è sempre più vecchia. Nel mio ufficio la media è di 50 anni. Ma ce lo vedete un cinquantenne a rincorrere un ladro? Come minimo ti prende un infarto.
Ho tre figli perché credo che nella vita un uomo si debba realizzare anche così, ma se non lavorasse anche mia moglie non riuscirei a mantenermi. Il mio stipendio si aggira, dopo più di vent'anni di onorato servizio, intorno ai 1.800 euro, soldi che - lo sapete benissimo anche voi come funziona una famiglia - finiscono tutti nella scuola, nelle ripetizioni, nei medici, nello sport dei figli, nel mutuo e nella rata della macchina. Fin qui niente di strano perché il bello arriva quando esci. Quando ti va bene ti trovi a far desistere gli extracomunitari dal vendere merce abusiva per strada ma quando ti va male finisci a rincorrere rapinatori, a sedare liti in famiglia e ad arrestare spacciatori. Rischi una coltellata, se va bene. E quando finisci in ospedale ti fanno anche pagare il ticket perché nella mia regione non è prevista esenzione per chi è in servizio e lavora per la pubblica utilità e incolumità. Qualche giorno fa è morto un collega in un incidente stradale. Al funerale c'era la famiglia. Tante belle parole ma poi tanto va sempre così. I morti si ricordano per qualche giorno e poi finisce tutto e saremo solo noi a ricordarli come eroi.
Il problema più grande però è che i criminali che noi arrestiamo poi vengono subito scarcerati. Lo so che dico qualcosa di scomodo ma il vero problema in Italia è la magistratura che opera sempre a sfavore della gente onesta. Chi delinque è fuori e non ha pene adeguate. Sconti di pena, libertà concesse senza diritti. Ma vi sembra normale? Un paio di settimane fa ho arrestato un ladro che aveva rubato della merce da un negozio. Gli hanno fatto il processo per direttissima ma il giorno dopo era lì davanti allo stesso negozio a ridere in faccia al proprietario. Che ci stiamo a fare noi per strada allora mi chiedo? Perché quel sogno di bambino di essere il supereroe della gente comune me lo continuano a infrangere tutti i giorni? Io nella Polizia ci credo e credo nel servizio al mio Stato e al cittadino, mio unico e vero datore di lavoro. Ma così non si può andare avanti perché noi gente in divisa non abbiamo più un significato laddove ci sia un giudice che vanifica il nostro lavoro.
Anche i giudici sono cittadini. Noi lavoriamo anche per loro. Ci pagano per questo.
Ma vorrei il mio stipendio potesse servire davvero a qualcosa, a dare quella sicurezza che così - mi dovete credere - io non sono più in grado di garantire a nessuno di voi.*un semplice poliziotto della Squadra mobile
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