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In Sicilia carrozzoni da record: 312 milioni solo per gli stipendi

La Regione controlla 33 società, molte in perdita. L'altolà della Corte dei Conti

Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta
Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta

Tenetevi forte: 312 milioni di euro in stipendi. Una cifra che ha dell'incredibile se non fossimo nella Sicilia dei carrozzoni pubblici, dove la realtà supera la fantasia. Quel numero è il costo complessivo, in un solo anno (il 2012), di costi del personale, costi di consulenze e costi degli organi societari (Cda, collegio dei sindaci, revisori) delle 33 (altro record) società partecipate della Regione Sicilia. Il numero lo evidenzia la Corte dei conti, che di continuo chiede al governo regionale di mettere mano alla spesa abnorme per le partecipate, senza ottenere nulla in cambio (malgrado gli annunci del governatore Rosario Crocetta, che nel novembre 2012 appena eletto disse: «Se fra tre mesi si continuerà a parlare sempre degli stessi sprechi mi dimetterò»), tanto che a ottobre la sezione di controllo della Corte dei conti ha deferito la Regione per non aver né risolto né risposto sul caso delle troppe (e troppo costose) partecipate regionali. Trentatre società, che impiegano un esercito di quasi 7.300 persone. Senza contare le consulenze e i contratti a tempo determinato. Parliamo di una spesa che in quattro anni ammonta a oltre un miliardo di euro (tra il 2009 e il 2012). Ventuno milioni al mese, 700mila euro al giorno per tenere in piedi le trentatre società regionali.

La maggior parte delle quali in rosso. L'Ast-Azienda Siciliana Trasporti, al 100% proprietà della Regione Sicilia, è sull'orlo del fallimento da tempo, ogni anno pesa sui bilanci per 23,5 milioni di euro e spende per il suo consiglio di amministrazione 150mila euro. Il bilancio 2010 ha registrato una perdita di 1,4 milioni, quello 2011 di 8,9 milioni, quello 2012 un utile di appena 83 mila euro. E Riscossione Sicilia, la Equitalia della Regione siciliana (che ne possiede il 99%)? «È l'unico gabelliere in Italia che fa segnare perdite» lamenta il governatore. Perdite spaventose: 5 milioni di euro nel 2011, debiti per 60 milioni e un'esposizione con le banche di 160 milioni. «Emerge - si legge nella relazione sulle partecipate - un atteggiamento complessivo della società mirante ad ottenere da parte degli organi tutori della Regione Sicilia continue autorizzazioni ad assumere nuovo personale. Ciò ha trovato un deciso cambio di rotta da parte del nuovo Consiglio di gestione». In rosso è finita Sviluppo Italia Sicilia: 640 mila euro nel 2010, 487 mila nel 2011, 2,6 milioni nel 2012 (100 mila euro in consulenze), mentre il direttore generale Vincenzo Paradiso ha guadagnato tra il 2010 e il 2013 cifre tra i 180 e i 190 mila euro annui. In perdita costante anche le Terme di Acireale e Sciacca, in liquidazione. In Sicilia e-Ricerca - racconta il giornale on line LiveSicilia - lavorano due dipendenti a tempo indeterminato oltre al direttore generale Antonino Giuffrè: compenso da 194.450 euro annui lordi. E poi ovviamente non mancano le società fantasma, quelle senza dipendenti. Come la partecipata Sicilia Turismo e Cinema, nessun dipendente, e un conto corrente pignorato da un ex consulente che ha fatto causa dopo che gli hanno chiuso la collaborazione.

Ma nell'Isola dei paradossi si arriva al top dell'assurdo: società in liquidazione che non possono essere liquidate perché vantano crediti dalla Regione, e finché il contenzioso è aperto la stessa Regione paga per tenerle in vita; società che da ben 30 anni, mica un giorno, attendono la liquidazione. Altro che «giungla», una babele. Il record trentennale per la liquidazione, ancora non completata, spetta alla Siace spa, Società per l'industria agricola cartaria editoriale. Era il 1985 quando l'Espi, l'Ente di sviluppo industriale, iniziò la procedura di liquidazione. La pratica è ancora aperta. E la Regione in un solo anno ha sborsato 8mila euro per il liquidatore. Stesso discorso per altri due carrozzoni, Biosphera e Multiservizi, il cui personale è confluito nella nuova Sas, Servizi ausiliari Sicilia: la prima ha un debito per il Tfr pari circa 1,5 milioni, ma attende dalla Regione circa sei milioni; peggio per la Multiservizi, debiti per il Tfr da circa 7 milioni ma crediti da 18 milioni. Una babele. Crocetta recentemente ha annunciato che le partecipate scenderanno a 11, via le quote da banche, terme e aeroporti.

E tra le salve, naturalmente, c'è la Sicilia e-Servizi guidata dall'amico ex pm Antonio Ingroia.

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