Politica

In Sicilia i dem vincono le primarie-farsa. E il "campo largo" naufraga al primo test

La Chinnici supera la 5s Floridia. Giuseppi: "Ora il Pd faccia chiarezza"

In Sicilia i dem vincono le primarie-farsa. E il "campo largo" naufraga al primo test

Che senso ha vincere le primarie di un campo largo che è morto e sepolto? Chiedere a Caterina Chinnici, eurodeputata Pd, figlia di Rocco e magistrata anche lei prima di votarsi alla politica. Sabato ha vinto lei le primarie del «campo progressista» con il 44,7 per cento dei voti, davanti alla pentastellata Barbara Floridia, sottosegretaria all'Istruzione (31,7%), e a Claudio Fava di Cento Passi per la Sicilia (23,2%). Ma il valore di questa consultazione è tutto da decidere, visto che il valore dell'alleanza è ormai pari a zero.

Affondato a Roma il campo largo, il voto siciliano è stato una sorta di de profundis per una coalizione che non esiste più. E anche l'esito è a questo punto ben poco significativo. E se proprio Floridia aveva provato a fare da pompiere, assicurando che il progetto era ancora vivo e ricordando che «non dobbiamo stare con l'ansia per quanto sta succedendo a Roma», qualcuno, nella capitale, non sembra affatto pensarla come lei. E non è un qualcuno qualsiasi, ma proprio il leader M5s Giuseppe Conte, che congratulandosi con la sottosegretaria per il buon risultato ha in pratica suggellato la fine dell'esperienza comune: «Prima di percorrere ancora la strada di un'alleanza progressista in Sicilia ha spiegato l'ex premier - il Pd dovrà fare chiarezza sui suoi obiettivi e dire se l'agenda sociale e ambientale del M5s è la loro stessa direzione o se ormai i percorsi e i compagni di strada sono altri, in linea con gli insulti e le dichiarazioni di questi giorni. Per noi quello che succede a Roma succede a Palermo». E a Palermo, appunto, succede che Caterina Chinnici diventa sulla carta candidata unitaria del centrosinistra, ma i distinguo di Conte chiariscono come sul suo nome sia a questo punto improbabile una convergenza.

Anche perché pure Fava dal canto suo non risparmia stoccate alla vincitrice, rinfacciandole a urne appena chiuse di aver pensato di aprire la porta del «fu» campo largo anche all'ex governatore Lombardo, che quando era alla guida della Regione scelse proprio la Chinnici come assessore alla Famiglia e poi alla Funzione pubblica. «Si sta dentro questo quadro ha infatti detto Fava a risultato acquisito - se questo è un quadro coerente condiviso con una direzione di marcia precisa: no a contaminazioni e allargamenti verso quanto di più opaco e antico esiste nella storia politica siciliana», e «no a un trasversalismo malato».

Con queste premesse, la «consegna di fiducia di cui sento forte la responsabilità» di cui parla Chinnici sembra svuotarsi di senso, e tra le frecciate del leader a Cinque stelle e di Fava immaginarla candidata di un'area politica che non si sente più unita suona improbabile, nonostante l'ottimismo ostentato dal segretario regionale dem Anthony Barbagallo: «Da oggi parte la sfida al centrodestra. Subito al lavoro per costruire le liste».

E per ricostruire un'alleanza che non esiste più.

Commenti