
La polemica era già scritta. Non è la prima volta che esplode. Stessa carica ideologica, stessa tempistica pretestuosa, stesso fine politico. A infiammarla due tragici decessi avvenuti nelle ultime ventiquattr'ore, tre se contiamo anche quello di inizio giugno. E sul banco degli imputati finisce il taser, la pistola stordente che, dopo la sperimentazione del 2018, il centrodestra ha "sposato" come strumento di deterrenza in dotazione alle forze dell'ordine ma che il fronte progressista non perde mai occasione di demonizzare. E così, dopo i morti a Olbia e Genova, eccoli suonare la grancassa contro il governo. Parlano di strumento di tortura legalizzato, ne chiedono l'immediata sospensione e, infine, dicono che così il nostro Paese finirà per allontanarsi sempre di più dallo Stato di diritto.
Lo Stato di diritto, dunque. In uno Stato di diritto, tanto per cominciare, le forze di diritto sono chiamate a garantire la sicurezza. E il dissuasore elettronico è sicuramente uno strumento che evita loro di usare armi ben più letali. A certi buonisti da salotto ci verrebbe da chiedere con cosa vorrebbero sostituirlo o come consiglierebbero agli agenti di comportarsi davanti a un violento, completamente fuori controllo, per di più armato. Perché, poi, a ben guardare, davanti ai criminali ci stanno i poliziotti e non loro che pontificano a mezzo stampa. Criminalizzare uno strumento di deterrenza, che ha superato tutti i controlli necessari (anche quelli sanitari), e per riflesso mettere sotto accusa l'uso che ne fanno le forze dell'ordine quando si trovano in situazioni di emergenza in cui la loro vita o quella di altri innocenti è minacciata, è prettamente strumentale. Perché, colpevolmente, non si tiene conte del fatto che oggi le pistole stordenti affidate agli agenti sono circa cinquemila e due casi, per quanto drammatici dal momento che ci troviamo pur sempre davanti a due vite stroncate, non possono mettere in discussione uno strumento che aiuta chi lo usa a gestire situazioni al limite e fermare pericolosi criminali.
Certo, e lo scriviamo senza retorica, in un mondo perfetto neanche una vita dovrebbe essere stroncata da un taser o da qualsiasi arma. Ma in un mondo perfetto non ci dovrebbe nemmeno essere bisogno che intervengano le forze dell'ordine perché qualsiasi alterco, litigio o quant'altro, verrebbe risolto con una vigorosa stretta di mani e un "grazie, arrivederci". Di più. In un mondo perfetto non ci sarebbero nemmeno i litigi e le zuffe. Figuriamoci i delinquenti. Ma non viviamo in un mondo perfetto, e purtroppo la criminalità prospera e per fortuna che ci sono le forze dell'ordine che, notte e giorno, rischiano le loro vite per difendere le nostre. Pertanto chiedere la sospensione immediata del taser, perché considerata un'arma troppo pericolosa e comunque sproporzionata, senza tra l'altro proporre un'alternativa valida e concreta, porterebbe soltanto a depotenziare l'intervento delle forze dell'ordine e a esporle a inutili pericoli che anche grazie al dissuasore elettronico vengono evitati.
Tutto questo non ci salva, ovviamente, da eventuali abusi.
E, qualora ve ne fossero, è giusto e doveroso che vengano puniti. Ma spetta alla giustizia accertarli. E non certo alla sinistra che, ancora una volta, non ha perso occasione per fiondarsi su un evento drammatico per processare l'operato delle forze dell'ordine.