Donald Trump conferma la linea dura in fatto di immigrazione e lotta al terrorismo con una doppia mossa. Nel giorno in cui entra ufficialmente in vigore (in forma parziale) il Muslim ban, dopo il via libera della Corte Suprema, l'amministrazione americana annuncia anche una stretta dei controlli sui voli internazionali. Le nuove regole prevedono l'aumento dell'uso di cani anti-bomba, un'analisi più accurata sui computer portatili e pure sui passeggeri.
Se le compagnie aeree non si adegueranno a tali disposizioni, però, si potrebbe arrivare al divieto totale per i dispositivi elettronici più grandi di uno smartphone sui voli verso gli Usa da qualsiasi parte del mondo. E non solo nel bagaglio a mano, ma anche in quello trasportato in stiva. Una misura che causerebbe problemi enormi ai viaggiatori e alle stesse compagnie aeree, interessando ogni giorno 325mila passeggeri su circa 2.000 voli provenienti da 280 aeroporti di 105 Paesi.
Per ora computer portatili, tablet e macchine fotografiche possono stare in valigia, ma l'ipotesi di un «laptop ban» globale (adesso in vigore solo da 10 aeroporti di Medio Oriente e Nord Africa) rimane sul tavolo. Le aziende hanno 21 giorni di tempo per aumentare gli screening anti-esplosivi e 120 giorni per mettere in atto le altre misure di sicurezza.
Il segretario alla Sicurezza Interna, John Kelly, è tuttavia convinto che le nuove norme verranno rispettate: «Ci aspettiamo che tutte le compagnie aeree lavoreranno con noi per mantenere sicuri i loro aerei, il loro equipaggio e i loro passeggeri».
Intanto, dopo la decisione della Corte Suprema di reintrodurre parzialmente il tanto criticato Muslim ban, il presidente americano festeggia la vittoria con l'entrata in vigore del provvedimento. Da ieri sera alle 20 della costa orientale Usa (le 2 del mattino di oggi in Italia) sono scattati i nuovi criteri decisi dall'amministrazione Trump per la concessione dei visti ai cittadini di sei Paesi a maggioranza musulmana (Siria, Libia, Somalia, Sudan, Iran e Yemen) e per i richiedenti asilo in attesa del via libera. I visti già concessi non saranno revocati mentre per quelli nuovi, secondo le linee guida in base al criterio di relazione bona fide stabilito dai nove saggi della Corte Suprema, sono richiesti stretti legami familiari o di affari per l'esenzione dall'applicazione del bando. Potranno entrare quindi genitori, (inclusi quelli acquisiti), mogli, mariti, figli, generi, nuore, fratelli e sorelle. Nonni, nipoti, zie, zii, cugini, cognati, fidanzati e altri membri della famiglia non sono invece considerati parenti stretti e rimarranno fuori.
Decisione, quest'ultima, che ha già scatenato numerose polemiche. Per quanto riguarda i legami professionali o di affari, il Dipartimento di Stato precisa che devono essere «formali e documentati». Inoltre devono «svolgersi nell'ambito di un'attività ordinaria e non essere finalizzati ad aggirare il bando».
Sono previste esenzioni per giornalisti, studenti, lavoratori e insegnanti con inviti validi o contratti di impiego negli Usa. E ancora la misura non si applicherà a neonati, minori adottati o bisognosi di cure mediche urgenti, a chi viaggia per affari per un'organizzazione internazionale riconosciuta o per il governo americano. A nulla invece varranno una prenotazione in hotel o un contratto di noleggio di un'auto, anche se prepagati.
Il tutto in attesa di un esame più approfondito della Corte che inizierà ad
ottobre, ma che alla fine potrebbe rivelarsi inutile vista la natura provvisoria del decreto. Il bando infatti prevede un divieto di 90 giorni per i passeggeri provenienti dai sei Paesi elencati e di 120 giorni per i rifugiati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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