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Siede in Aula il primo onorevole "artificiale"

Il Parlamento italiano lancia l'allarme sui rischi dell'Intelligenza artificiale

Siede in Aula il primo onorevole "artificiale"

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Il Parlamento italiano lancia l'allarme sui rischi dell'Intelligenza artificiale. Dopo la prima provocazione sui pericoli degli algoritmi di AI del maggio scorso con il senatore Marco Lombardo di Azione che pronunciò un discorso in aula prodotto da Gpt 4, ieri Paolo Emilio Russo (nella foto), deputato di Forza Italia, giornalista e appassionato di nuove tecnologie e da sempre attento alle possibili applicazioni dell'AI, ha rilanciato. Come? Dimostrando che il pericolo che in futuro gli eletti vengano sostituiti da avatar in grado di fare dichiarazioni ai tg o votare in aula è tutt'altro che fantascientifico.

Russo ha lanciato sul profilo Instagram un video «girato» dal suo scranno a Montecitorio «Questo potrei sembrare io, invece no. Se non capite chi sono, c'è un problema perché di qui a qualche mese con lo sviluppo della tecnologia sarà praticamente impossibile distinguere la realtà da un avatar». «L'ho realizzato con un banale programma di intelligenza artificiale in pochi minuti», spiega il deputato di Forza Italia usando la voce dagli accenti robotici del suo clone digitale: «Lo utilizzerò di tanto in tanto per leggere i miei comunicati».

L'obiettivo è mettere in guardia dall'uso improprio dell'intelligenza artificiale «applicata» alla politica: «Serviranno regole chiare e un po' più di attenzione rispetto a quella che normalmente dedichiamo ai video che ci sono in rete», avverte il clone del parlamentare. «Intanto vi saluto, buona giornata dall'avatar di Paolo Emilio Russo». Proprio ieri peraltro un primo passo è stato compiuto. Il Garante della privacy ha aperto un'indagine sulla raccolta di dati personali on line usati per «addestrare» gli algoritmi. Una iniziativa volta a verificare l'adozione di misure di sicurezza da parte di siti pubblici e privati.

«Con questa azione concreta, il Garante intende andare al cuore del problema, mettendo in campo tutte le misure di sicurezza idonee per impedire il webscraping, ovvero la raccolta massiva di dati personali».

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