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Il silenzio dei big M5s sul caso Macina imbarazza pure Grillo

Il Garante diventa ingombrante. La Lega non molla, pressing sulla sottosegretaria

Il silenzio dei big M5s sul caso Macina imbarazza pure Grillo

Il caso Macina non è chiuso. Ma, soprattutto, è la cartina al tornasole della vera questione in casa Cinque stelle: il caso Grillo. Il Garante finora è sempre stato l'oracolo del Movimento, l'ultima istanza da cui è dipesa ogni decisione veramente importante. Ancor di più da quando la stella di Casaleggio jr. si è avviata al tramonto. Per una singolare coincidenza temporale, proprio nei giorni del divorzio tra M5s e Casaleggio, anche la posizione di Grillo è diventata scomoda. Colpise che alla violenta esternazione video del comico-leader faccia eco il silenzio dei big pentastellati.

La sottosegretaria alla giustizia, dopo l'intervento del ministro Cartabia, è stata costretta a una precipitosa ritirata. Un tentativo di sminuire le accuse a Matteo Salvini e soprattutto a Giulia Bongiorno, accusata da Anna Macina, senza prove, di aver rivelato al capo della Lega dettagli coperti da segreto istruttorio sull'inchiesta che vede Ciro Grillo accusato di violenza sessuale su una ragazza, di cui la senatrice Bongiorno è legale di parte civile.

«Sono incredula per l'equivoco che è nato. -ha detto Macina- So bene che il ruolo da me ricoperto implica il rispetto e il riserbo per le indagini in corso». Frase che fa eco al rimprovero del ministro Cartabia. Ma soprattutto un secco dietrofront rispetto all'assalto all'arma bianca contro Salvini. La sensazione è che, oltre all'intervento del ministro della Giustizia, abbia pesato il silenzio dei big pentastellati. Non una frase di difesa della Macina da parte di Giuseppe Conte o di Luigi Di Maio, ma nemmeno da parte dell'ex reggente Vito Crimi.

Un mancato sostegno a una pentastellata non di primissimo piano e al suo primo mandato parlamentare, certo. Ma anche il secondo atto dell'imbarazzo dei vertici di un partito che cerca di rinascere dalle sue ceneri proprio affrancandosi dai suoi padri fondatori, ormai diventati troppo ingombranti.

La Lega pare intenzionata a tenere il punto sul caso Grillo-Macina. In commissione giustizia alla Camera i deputati del Carroccio ventilavano la possibilità di disertare le sedute alle quali intendesse partecipare la sottosegretaria. Una posizione dura che il resto del centrodestra potrebbe appoggiare. «Nei colloqui individuali con i parlamentari grillini era evidente il grande imbarazzo -racconta l'azzurro Pierantonio Zanettin- Nella prima repubblica una gaffe di questa portata avrebbe certamente comportato la fine di una corriera politica». Il caso potrebbe presto approdare in aula, visto che la Lega, dopo la richiesta di dimissioni della Macina avanzata da Salvini e la querela della Bongiorno ha anche depositato interrogazioni al ministro.

La Lega intanto fa filtrare un estratto della registrazione della trasmissione Quarta Repubblica che smentisce quanto sostenuto da altri grillini: a Nicola Porro, Matteo Salvini non ha mai detto di aver avuto notizie dalla Bongiorno sulla violenza sessuale.

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