Il siluro al sottosegretario Ncd I pm confermano: è indagato

Castiglione sotto accusa a Catania per turbativa d'asta. Nel mirino le gare per il centro di Mineo fatte tra il 2011 e il 2014. Sel e M5S: si dimetta. Ma lui resiste: «Appalti regolari»

E ra scontato. Era anche stato già scritto dai giornali, nel marzo scorso. Era pure inevitabile, visto che da presidente della Provincia di Catania e dell'Upi era «soggetto attuatore» del Cara di Mineo ora nell'occhio del ciclone proprio per le gare d'appalto truccate, sostengono i pm, a favore degli amici di Salvatore Buzzi, Luca Odevaine & Co.

Giuseppe Castiglione, coordinatore siciliano del Ncd e sottosegretario all'Agricoltura, è indagato, a Catania, per turbativa d'asta e turbata libertà della scelta del contraente in concorso, nell'inchiesta collegata a Mafia capitale visto l'oggetto – il centro di Mineo – ma indipendente dall'indagine romana su Buzzi & Co. A confermare l'indagine sull'esponente del governo, con una nota, è stata la stessa procura di Catania, all'indomani delle perquisizioni di due giorni fa. Con Castiglione, a vario titolo, sono indagati anche il direttore generale del Consorzio tra Comuni Calatino Terra di Accoglienza Giovanni Ferrera, il presidente della cooperativa Sol Calatino Paolo Ragusa, i sindaci di Mineo, Anna Aloisi e di Vizzini, Marco Sinatra, e naturalmente Luca Odevaine, l'ex braccio destro di Veltrone i uomo chiave della tranche romana di Mafia Capitale, qui nella qualità di consulente del presidente del Consorzio dei comuni.

Nulla di nuovo, nemmeno per quanto riguarda le ipotesi di reato. Nel mirino dei pm le gare d'appalto per la gestione del Cara di Mineo tra il 2011 e il 2014, comprese le «numerose proroghe del primo contratto di affidamento», i «requisiti speciali» previsti nella gara del 2014, cuciti addosso a chi già gestiva la struttura in modo da farlo vincere, un'anomalia già evidenziata dallo sceriffo anti-corruzione Raffaele Cantone, che ha dato il “la” alle inchieste siciliane (oltre Catania del caso si occupa anche Caltagirone, competente territorialmente sul Cara di Mineo) trasmettendo gli atti sull'ultimo appalto. Un affare «blindato» da quasi 100 milioni di euro. Nel 2014 Castiglione era già al governo e dunque non c'entra nulla. Ma nel calderone di indagine si parte dal 2011, e dunque per un periodo l'attività di Castiglione come soggetto attuatore - da presidente della Provincia di Catania e dell'Upi sino al 31 ottobre del 2012 – è nel mirino.

Nulla di nuovo. Nemmeno nella fiera di richieste di dimissioni del sottosegretario, da Sel (che ha presentato una mozione ma che da mesi, con Erasmo Palazzotto, chiede invano risposte sul caso Mineo) ai Cinque stelle, che chiedono la testa tanto di Castiglione tanto del ministro dell'Interno Alfano. Il sottosegretario, dal canto suo, protesta la sua innocenza e non molla: «In questa vicenda – sottolinea Castiglione – sono assolutamente sereno». Quindi spiega, nel dettaglio, a Sky Tg24 : «Gli atti sono a disposizione di tutti, eravamo in emergenza e non ho scelto la procedura di emergenza. Non facevo parte della commissione di gara, quella gara ha tutti i crismi della legalità e della legittimità». Quanto a Odevaine, Castiglione ha ricordato di averlo scelto nel 2011 in base al suo curriculum, non per una conoscenza diretta pregressa: «Era stato capo di gabinetto di Veltroni, aveva una larghissima esperienza e da tutti era individuata come una grande personalità».

Gli alfaniani fanno quadrato. Da Schifani all'ex ministro Maurizio Lupi è un coro. Anzi, proprio da Lupi, costretto a dimettersi dal governo per la storia del Rolex donato al figlio, arriva una difesa accorata di Castiglione: «In un paese di diritto sono le accuse che vanno provate e non viceversa. A meno che non si voglia strumentalizzare ogni doveroso atto degli inquirenti per fini politici. Ma allora non si parli di prestigio e dignità delle istituzioni e di garantismo». Un affondo contro il sottosegretario Ncd arriva invece dalla minoranza Pd, per bocca di Gianni Cuperlo: «La posizione che si è venuta a creare è insostenibile, penso che sia una conseguenza abbastanza logica che se ne prenda atto e quindi rimetta il mandato».

E intanto, comunque vada a finire l'inchiesta, la pacchia del business del Cara di Mineo sta per finire.

Il presidente dell'autorità Anticorruzione Cantone ribadisce il commissariamento del centro di accoglienza siciliano: «La situazione è esplosiva – denuncia – e siamo al paradosso che ci sono gli arresti e l'appalto è ancora in corso».

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