New York. Si allunga la scia di sangue delle proteste anti razziste negli Usa, mentre Donald Trump incassa l'endorsement del più grande sindacato di polizia americano, il Fraternal Order of Police - con oltre 350mila iscritti - «orgoglioso di sostenere un candidato che invoca legge e ordine nella nazione». L'ultima persona morta per mano della polizia è Michael Reinoehl, 48 anni, membro del movimento antagonista Antifa e ricercato per aver ucciso nei disordini di sabato scorso a Portland il 39enne Aaron Danielson, militante di un gruppo di estrema destra e sostenitore di Donald Trump. Reinoehl, come riferito dai media Usa, è morto nel corso di uno scontro con le forze dell'ordine. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il sospetto ha lasciato l'appartamento dove si trovava ed è salito in auto. «Sapevamo che era armato, gli agenti lo hanno affrontato e a un certo punto hanno sparato contro il veicolo», ha riferito il vice sceriffo della contea, Ray Brady. «L'uomo ha tentato di scappare e sono stati esplosi altri colpi», ha aggiunto, precisando che i poliziotti coinvolti sono quattro. L'U.S. Marshals Service, invece, ha riferito come dai «rapporti iniziali emerge che il sospetto aveva un'arma da fuoco e ha minacciato la vita degli agenti. Loro hanno risposto alla minaccia e hanno colpito il sospetto, che è stato dichiarato morto sul posto».
Il mandato di arresto per Reinoehl era stato emesso ieri dalla polizia di Portland dopo che Vice News aveva pubblicato un'intervista in cui il 48enne sembrava ammettere di aver sparato e ucciso, lo scorso 29 agosto, Aaron Jay Danielson: «Non avevo scelta. O meglio, ne avevo una, avrei potuto sedermi e vedere uccidere uno dei miei amici di colore, ma non l'ho fatto», ha raccontato, precisando di non essersi costituito nel timore che la polizia, con cui a suo avviso collaborano i militanti di destra, non l'avrebbe protetto. Reinoehl partecipava regolarmente alle proteste razziali di Portland, iniziate dopo la morte di George Floyd: «Sono al 100% Antifa», aveva scritto a giugno su Instagram, riferendosi al movimento che usa anche le maniere forti nelle sue iniziative.
Poche ore prima che l'uomo venisse ucciso dagli agenti, il presidente Trump si chiedeva su Twitter «perché la polizia di Portland non arresta il killer a sangue freddo di Danielson? Fate il vostro lavoro e fatelo velocemente. Tutti sanno chi è questo delinquente. Nessuno stupore se Portland sta andando all'inferno», ha aggiunto.
Intanto, a lanciare una nuova crociata contro il Comandante in Capo è il magazine The Atlantic. Facendo riferimento al viaggio di The Donald in Francia del 2018, la rivista sostiene che Trump avrebbe annullato la sua visita a un cimitero americano vicino a Parigi definendo i soldati statunitensi morti durante la prima guerra mondiale come dei «perdenti» e dei «cretini». Il tycoon, in effetti, cancellò l'appuntamento, ma a causa delle cattive condizioni meteo. The Atlantic, invece, citando fonti anonime, sostiene che avrebbe detto al suo entourage: «Perché dovrei andare a questo cimitero? È pieno di perdenti». Trump ha scaricato tutta la sua ira su Twitter per le indiscrezioni: «Quel magazine sta fallendo e inventa storie per cercare di tornare importante. Ma alla fine la gente capisce che è una truffa», ha scritto.
Secca anche la smentita della Casa Bianca, secondo cui «nessuno ha il coraggio di mettere il proprio nome su queste accuse, perché sono false». E il segretario di stato Mike Pompeo ha assicurato di non aver «mai sentito Donald Trump definire i militari cretini o perdenti».
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