Il sindaco Bucci: "È stato uno choc ma andiamo avanti. Sarebbe un disastro fermare le opere"

"È stato uno choc. Sono preoccupato per la città perché una cosa del genere ha la potenzialità di distruggere tutto quello che è stato messo in moto sul territorio"

Il sindaco Bucci: "È stato uno choc ma andiamo avanti. Sarebbe un disastro fermare le opere"
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«È stato uno choc. Sono preoccupato per la città perché una cosa del genere ha la potenzialità di distruggere tutto quello che è stato messo in moto sul territorio. C'è un sacco di lavoro da fare, non possiamo fermare la città e nemmeno la regione». C'è la concretezza del manager d'azienda e l'apprensione dell'amministratore nelle parole del sindaco di Genova, Marco Bucci, dopo l'esplosione dell'inchiesta sulla presunta corruzione in Regione che ha portato il governatore Giovanni Toti agli arresti domiciliari. Durante il colloquio con il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, nell'ambito dell'evento per i 50 anni del quotidiano «Quo Vadis Terra?», il primo cittadino è un fiume in piena e non si sottrae a nessuna domanda.

L'aria che si respira in città è pesante. Volti tesi, sguardi di tre quarti, quel modo di fare tipicamente genovese che quasi vuol scrollarsi di dosso le difficoltà solo tenendo il muso. Ma la strategia del primo cittadino è differente. Non vuole piangersi addosso ma soprattutto non vuole che l'inchiesta porti a uno stallo Genova e la Liguria. «Bisogna andare avanti e in questo momento ci vuole ancora più energia per fare le cose che dobbiamo fare. Abbiamo di fronte una chiamata monumentale, dobbiamo accelerare ancora di più perché corriamo il rischio di perdere un'occasione unica con 7 miliardi da investire per il territorio. Un'occasione che probabilmente non capiterà mai più».

Avanti tutta, anche se il momento è indubbiamente complicato per via di un'inchiesta con aspetti ancora da chiarire. «Io non sono pentito di nulla. Anzi, forse di qualcosa sì. Cosa? Non lo so. Magari me lo tengo per me, lo dirò quando parlerò con i magistrati», spiega Bucci, che conta di essere convocato presto a Palazzo di Giustizia per eliminare quei sospetti e pettegolezzi che gravano anche su di lui, pur non indagato. Lui rivendica il suo ruolo e la sua aspirazione da amministratore pubblico. «Un buon amministratore deve essere un facilitatore. Per i lavoratori, i dipendenti, gli imprenditori. Deve facilitare tutti a raggiungere il proprio obiettivo e focalizzarsi su quello. Questi obiettivi singoli hanno una ricaduta virtuosa sul territorio. Ovviamente tutto in maniera assolutamente legale». Un'idea per eliminare ogni dubbio sul finanziamento ai partiti arriva dalla sua esperienza come manager negli Stati Uniti. «Come azienda finanziavamo la campagna elettorale in maniera trasparente: un milione di dollari ai democratici e uno ai repubblicani. Tutti fanno attività di lobby secondo le regole, le aziende vogliono favorire la campagna elettorale perché funzioni e serva per il futuro dei cittadini. Se le aziende vogliono finanziare ben venga, se si torna al finanziamento pubblico ben venga lo stesso. Solo si facciano regole e ci dicano come dobbiamo fare».

Ma nel mare in burrasca di questi giorni, in un'Europa che punta sulla svolta green («non mi fa paura la transizione ma il clima talebano che la accompagna. È impossibile cambiare tutto dall'oggi al domani», spiega Bucci), la preoccupazione più grande del sindaco di Genova non è l'inchiesta ma il rischio di bloccare opere vitali. Su tutte, la nuova diga foranea. «Non si può rinunciare a quest'opera che consentirebbe l'ingresso da Sud dell'Europa di merci, persone cultura e dati. La diga attuale ha più di 130 anni e fermare i lavori significa mettere a rischio lo sviluppo dei prossimi 40 o 50 anni.

È un'opera fondamentale per l'Italia e anche per l'Europa. Fermarla sarebbe un disastro totale per la nostra generazione e soprattutto per quelle future». Gente di mare, i genovesi. Gente concreta. Al di là di ogni inchiesta giudiziaria.

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