Cronache

Il sindaco eroe dei migranti finisce indagato per truffa

Bufera a Riace: Lucano per la rivista "Fortune" e la sinistra era icona di accoglienza. Ombre sulla gestione dei fondi

Il sindaco eroe dei migranti finisce indagato per truffa

Nell'autunno del 2016 la rivista americana Fortune lo aveva inserito nella classifica dei personaggi più influenti al mondo. Un anno dopo Mimmo Lucano, detto «u curdu» per la sua vicinanza alla causa curda, è un influente sindaco sotto inchiesta: la sua Riace, passata da paese del ritrovamento degli omonimi Bronzi a modello internazionale di accoglienza dei rifugiati, sarebbe stata sfondo di illeciti consumati proprio sulla pelle dei migranti.

La Procura di Palmi lo accusa di truffa a Stato e Ue, concussione e abuso d'ufficio, per un'inchiesta ancora agli inizi ma che già rischia di buttar giù la narrazione dell'isola felice in cui il borgo calabro era stato trasformato. La tv se n'era invaghita, elevandolo a soggetto di una fiction interpretata da Beppe Fiorello per Rai Uno. La grande stampa ne aveva fatto un'icona. Altrettanto la politica, specie a sinistra: un esempio da sostenere, Riace, per la presidente della Camera Laura Boldrini. Un uomo da elogiare, Lucano, secondo Papa Francesco, che a dicembre gli manifestava pubblico apprezzamento, sentendosi rispondere in segno di saluto dal sindaco orgoglioso delle sue radici terzomondiste: «Hasta siempre». Adesso, però, il primo cittadino riacese dovrà vedersela coi pm, che gli hanno mandato i finanzieri a casa ed in Municipio «per acquisire la documentazione contabile, amministrativa e bancaria inerente i progetti di accoglienza». Perquisizioni effettuate con identica finalità nell'abitazione dell'altro indagato, Ferdinando Capone, presidente di una delle 6 cooperative la «Città futura-Don Pino Puglisi» - impegnate nella gestione dei profughi.

A dare la stura alle indagini, gli esiti degli accertamenti svolti nei mesi scorsi dagli ispettori inviati dalla Prefettura di Reggio Calabria. In cima agli addebiti, i poco incisivi controlli sui 2 milioni di euro incamerati tra il 2014 ed il 2016 dalle coop incaricate, scelte attraverso «criteri di selezione ampiamente e assolutamente personali e discrezionali, lesivi della concorrenza», si legge nella relazione. Dito puntato anche sulle somme pagate per la locazione delle case da cedere ai migranti: 200.000 euro annui per «canoni che appaiono incongrui rispetto al mercato immobiliare locale: nonostante la classificazione catastale rimandi ad abitazioni economiche, la media dei fitti pattuiti non è quasi mai inferiore ai 300 euro mensili». E ancora, censure sulle modalità di individuazione del personale: 70 unità (per un esborso di 600mila euro l'anno) «assunte tramite chiamata diretta fiduciaria», senza neppure garantire figure professionali indispensabili. Così, ad occuparsi dei migranti (diverse centinaia su una popolazione che non supera le 2.400 anime) ci sarebbero un solo assistente sociale, uno psicologo e, quale addetto alla sanità, «un professionista munito di diploma di agrotecnico». A destare perplessità pure l'ospitalità assicurata a circa 150 migranti «non aventi diritto a permanere nel progetto, comportante una spesa non giustificata di 638.750 euro». Nel mirino, inoltre, i bonus che Lucano s'era inventato per consentire agli ospiti di far spesa senza attendere i fondi ministeriali: cartoncini con la faccia di Che Guevara, Martin Luther King e Peppino Impastato che per gli 007 prefettizi, tuttavia, presenterebbero vistose anomalie negli incassi. «Da 20 anni sono in prima linea cercando di sviluppare attività collaterali per favorire l'integrazione dei migranti», ribatte il sindaco indagato, «ed ora arriva questo. Sono senza parole».

Ma di sicuro ne serviranno per dare risposte alla Procura e provare a salvare dal fallimento il modello Riace.

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