Il sindaco grillino di Fabriano paladino degli islamici: presto una nuova moschea.

A Fabriano si va verso l'apertura di un secondo centro islamico. Il sindaco grillino ai musulani: "Siamo al vostro fianco". Ma l'intera area è a rischio infiltrazioni

Il sindaco grillino di Fabriano paladino degli islamici: presto una nuova moschea.

Il neo-eletto sindaco grillino di Fabriano, Gabriele Santarelli, diventa il paladino della comunità islamica locale affermando che la sua amministrazione "è con forza al suo fianco".

Tutto nasce in seguito al recente annuncio dell'apertura di un secondo centro islamico nella cittadina marchigiana. Un fatto insolito considerato che Fabriano è da anni alle prese con una pesante crisi in seguito alla chiusura di diverse aziende che fungevano da motore economico per la zona. La popolazione fabrianese è ormai da anni in costante calo, con un passaggio dai 31.831 abitanti del 2013 ai 31.212 del 2016, come dimostrano i dati Istat. Molti sono gli extracomunitari, anche di religione musulmana, assunti nelle fabbriche locali, che hanno lasciato la città in seguito alla crisi. Se dunque anche la popolazione musulmana è diminuita, per quale motivo c’è bisogno di un altro centro culturale islamico? Sono in molti a farsi questa domanda.

Le ipotesi sono diverse: vi è stata una frattura interna? In tal caso, di che tipo? Ideologico? Politico? Legato ad altro? Di certo sarà utile andare a fondo.

Già ad inizio ottobre appariva evidente l’appoggio di Santarelli alla comunità islamica locale, non soltanto con una sua visita in moschea (con tanto di foto pubblicata su Facebook) ma anche con alcune sue dichiarazioni espresse sempre sul social network: "Non commento perché è inutile. Però invito tutti i fabrianesi a fare visita al centro culturale islamico per conoscere le loro attività". Commento pubblicato sopra un post del 4 ottobre di Mekri Abdelkader, un membro del direttivo della comunità islamica locale, dove veniva resa nota l’intesa raggiunta tra il centro islamico di via Cavallotti e il Cipia per quanto riguarda i corsi di formazione e integrazione per immigrati. L'11 ottobre il sindaco Santarelli pubblicava su Facebook: "Saremo anche più forti e numerosi di quelli che stanno strumentalmente, e per meri interessi politici, gettando fango sull’attività del centro culturale islamico della Misericordia guidato da Mekri Abdelkader senza neanche conoscerli. Fabriano è migliore di queste cose qua e questa amministrazione è con forza al loro fianco".

Santarelli però rischia di essere un po' troppo impulsivo, visto che il discorso "centri islamici" è particolarmente complesso, come conferma Luigi Argalia, responsabile della Lega Nord a Fabriano: "Noi non siamo contrari a luoghi d'incontro di questo tipo, ma chiediamo che alcuni punti vengano meticolosamente chiariti, prima di tutto da dove arrivano i finanziamenti? Arrivano dalla comunità locale oppure dall'estero? Se arrivano dall'estero, quali sono le fonti di provenienza? Perché se si tratta di paesi come il Qatar o i paesi wahhabiti allora sorge un problema evidente. Le persone che frequentano il centro culturale sono in regola? Se non lo sono, c’è chi avvisa le autorità? In caso di arrivo di persone da fuori Fabriano, vi è controllo su chi passa per questi centri? In questi luoghi si predica in italiano?". Argalia aggiunge poi: "È opportuno far sorgere un centro islamico in una zona come quella di via Buozzi andando contro la volontà di molte attività commerciali e residenti che temono una svalutazione degli edifici?". Il rappresentante della Lega conclude poi ricordando che, essendo il sindaco di tutti, Santarelli dovrebbe assumere toni un po’ più moderati e ponderati.

La diatriba sul centro islamico di Fabriano aveva riscontrato anche l'interesse dell'Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Itstime), centro studi sulla sicurezza con base all'Università Cattolica di Milano che aveva anche provato a mettersi in contatto con il sindaco di Fabriano, senza ricevere però alcun feedback.

Vi è poi l’aspetto legato alla sicurezza, in un momento in cui la tensione a livello nazionale ed internazionale è altissimo e la provincia di Ancona non è certo immune al problema. Ad esempio, nel marzo 2016 emergeva che Nourredine Chouchane, jihadista tunisino ritenuto dall’intelligence Usa una delle menti dell’attentato al Bardo del 18 marzo 2015, era vissuto per un periodo a Cerreto d’Esi. I suoi contatti arrivavano fino all'Hotel House di Porto Recanati e a Fabriano, come riporta il Resto del Carlino: "Arrivò nelle Marche grazie agli appoggi di alcuni connazionali domiciliati nella zona di Fabriano. Fu seguito dagli investigatori italiani come uno dei tanti musulmani che lavorano e frequentano i piccoli centri di preghiera sparsi nella provincia. Fu anche osservato nei suoi spostamenti verso Porto Recanati, più precisamente verso l’Hotel House dove se cerchi proseliti, agganci e favori, trovi un porto sicuro" (leggi qui) Chouchane veniva ucciso il 19 febbraio del 2016 da un raid statunitense a Sabratha.

Non dimentichiamo inoltre che Fabriano si trova esattamente tra Perugia e Ancona, due città segnalate in più occasioni per la presenza di elementi radicali poi arrestati o espulsi. A inizio gennaio veniva espulso un trentaduenne tunisino in contatto con Anis Amri, l'attentatore di Berlino ucciso dalla polizia a Sesto San Giovanni lo scorso dicembre. Il tunisino, dimorante ad Ancona, era stato intercettato a Falconara Marittima. Non dimentichiamo inoltre Giuliano Delnevo, il jihadista partito per la Siria e morto in combattimento che, secondo fonti investigative, si era radicalizzato proprio ad Ancona.

La questione dei finanziamenti è altrettanto fondamentale da chiarire, visto che assieme ai fondi provenienti da posti come Qatar, Paese accusato dagli stessi vicini di finanziare e appoggiare i terroristi in Siria oltre che di legami con l’organizzazione dei Fratelli Musulmani, o da "benefattori" wahhabiti arriverebbero poi imposizioni ideologico-dottrinarie che mal si coniugano con il contesto sociale, culturale e legale dello Stato

italiano. Tutto ciò ovviamente non significa che tutti i musulmani sono jihadisti o che i centri islamici sono automaticamente un pericolo, ma è fondamentale procedere con le dovute cautele per garantire la sicurezza di tutti.

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