Il sindaco indagato nel mirino dei pm: lui debole ostaggio del clan del mattone

Per gli inquirenti Sala era "strumento per aggirare regole e aiutare il piano ombra"

Il sindaco indagato nel mirino dei pm: lui debole ostaggio del clan del mattone
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Un sindaco quasi in balia degli eventi, ostaggio di poteri forti che dominano la sua città, al punto di venire trattato come un dipendente da uno dei protagonisti dello "strapotere di interessi privati" che dominano Milano. È questo il ritratto che le carte della Procura della Repubblica forniscono di Beppe Sala, e che spiega l'iscrizione del primo del cittadino nel registro degli indagati per i reati di falso e induzione indebita. C'è una frase, nella richiesta di arresto spiccata dalla Procura nei confronti di Manfredi Catella, costruttore, dell'assessore Giancarlo Tancredi e di altri quattro indagati, che riassume bene il rapporto che i pm ricostruiscono tra Sala e Stefano Boeri, archistar, docente al Politecnico e presidente della Triennale. Descrivendo una conversazione whatsapp tra Boeri e il sindaco scrivono: "I toni di Boeri erano molto risoluti e di comando".

È il passaggio che nelle carte si riferisce a una operazione quasi marginale, rispetto agli appetiti multimilionari sullo sviluppo immobiliare della città: il "Pirellino", un palazzo in via Melchiorre Gioia dismesso dal Comune e venduto a Manfredi Catella, il quale affida la sua riconversione a un progetto di Boeri. L'architetto vorrebbe farne un nuovo Bosco verticale, la più famosa delle sue realizzazioni. La commissione Paesaggio del Comune è scettica, nel parere si parla "una barriera di trenta metri per quaranta, alta cento, visivamente impattante". Sia Boeri che Catella reagiscono male, Catella definisce "offensivo" il parere della Commissione e scrive al direttore generale del Comune Christian Malanfone "minacciando l'aut aut", "poi il tempo sarà finito". Il 21 giugno Boeri rincara la dose scrivendo direttamente a Sala chiedendo di stoppare Marinoni, "se insiste rischiamo rottura e ricorso al Tar e Catella che va sui giornali". Frase finale: "Prendilo come warning", prendilo come avvertimento. E in un altro messaggio (che l'archistar riferisce a Catella): "Guarda, a livello personale, da amico ad amico, ti dico che c'è una situazione che mi fa paura, non fa bene...". Agli avvertimenti di Boeri Sala risponde senza sbilanciarsi, "mi dicono che non è solo il presidente, domattina rivedo con calma". Ma qualcosa succede. E nella seduta successiva la commissione cambia di colpo il proprio parere.

A colpire i pm è che il sindaco e Malangone invece di indignarsi per i toni di Catella e Boeri li stiano a sentire. Un ruolo subalterno che si coglie anche in una nota dell'invito notificato mercoledì a Catella, in cui si parla del progetto di ridisegno dei "Nodi" urbanistici, gestito dalla cricca che ruota intorno al presidente della commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e al costruttore Federico Pella: "Emerge che il sindaco Sala e il dg Malangone condividono e appoggiano le strategie di Marinoni e delle società coinvolte". L'elenco comprende alcune delle aziende al centro dell'inchiesta, come Coima e Nhoods. Il patrocinio del Comune, su proposta del sindaco, al progetto di Marinoni è tra le principali fonti dell'accusa a Sala, i pm lo definiscono "uno strumento artificioso per raggirare le regole e facilitare l'avvio di un piano d'affari occulto". È chiaro che per i pm il più direttamente coinvolto e consapevole nella gestione del "Pgt ombra", il piano regolatore occulto, sia l'assessore Tancredi, che infatti è accusato di corruzione. Ma si rimarca che è Sala a designare Tancredi nel 2021 all'assessorato chiave della città (al posto del pd Pierfrancesco Maran, poco disponibile alle richieste del clan). Da quel momento nella ricostruzione, Tancredi e Sala agiscono di pari passo.

Nel dicembre 2024 "Tancredi faceva riconfermare al sindaco Sala Marinoni alla guida della commissione Paesaggio", poi aumentava le volumetrie "confidando nell'appoggio del sindaco Sala"; i pm parlano di "eversive degenerazioni in cui opera la commissione" e della "strumentalizzazione che ne fa la parte politica, principalmente l'assessore Tancredi, in sintonia con il sindaco Sala ed il dg Christian Malangone". Alle "pressioni indebite di Tancredi e Catella" si aggiungono "quelle mediate di Sala". "Mediate", ma non abbastanza da tenere il nome del sindaco fuori dal registro degli indagati.

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