Sindrome del mostro Museo e agriturismi rimangono deserti

Gli imprenditori «Pioggia di disdette» I sindaci: «Colpa anche dei media»

A Pasqua e Pasquetta la vera «sorpresa» è la «sindrome del mostro». Il «mostro» è ovviamente lui: «Igor il russo» alias «Ezechiele il servbo». Due identità per una stessa paura: quella di incappare nell'imprendibile assassino di Budrio. Che ora chissà dov'è, ma per la gente del posto potrebbe spuntare da un momento opposto. Risultato: musei, agriturismi e strutture turistiche varie rimaste deserte a causa del timore di un blitz dell'omicida più ricercato d'Italia. «Solo tre persone - spiegava ieri una documentata inchiesta di repubblica.it - aveva , fino alla metà del sabato pomeriggio - erano entrate nel museo delle Valli a Campotto, nell'Argentano, cuore turistico di queste pianure che ora hanno anche il bollino di "zona rossa" per via della caccia al fuggitivo. E basterebbero i magri numeri nel giorno della riapertura per raccontare come una zona come questa che attrae turisti si sia svuotata durante il ponte pasquale, per la paura della caccia all'uomo: non solo i musei ma anche gli agriturismi e i ristoranti risentono delle notizie di cronaca».

Significatva la testimonianza di Daniela Trentini, titolare dell'agriturismo Val Campotto: «Per il periodo pasquale, dal 14 al 17 aprile, sono state disdette otto camere su nove, per una media di due giorni a stanza. Alcuni hanno usato delle scuse, altre famiglie hanno proprio detto la verità: Abbiamo i bambini e in quella zona per adesso preferiamo non venire. Sulla ristorazione è andata anche peggio: da sabato scorso io non lavoro».

Stessa preoccupazione quella di Silvio Foresti, agriturismo Valle Santa: «Due tavoli, per un totale di 35 clienti, hanno disdetto per il giorno di Pasquetta. Fortunatamente per oggi le prenotazioni sono confermate. Sulle camere non ho problemi: c'è un gruppo di operai che lavora in zona e le ha prese per tutto il mese».

Il museo delle Valli, per ragioni di sicurezza, vieta ancora l'accesso all'area naturalistica protetta. E in settimana ha dovuto annullare le escursioni in bici, a piedi o in barca per oltre cinquanta persone, tra cui alcune scolaresche.

E la riapertura di sabato non si può certo dire sia stata un successo. Intanto la caccia continua e la gente rimane attanagliata dalla paura. I sindaci della zona protestano contro i media «rei» di descrivere il delta del Po come una zona di guerra».

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