La sinistra contro i Cpr. Ma prima li finanziava: quei 72 milioni nel 2021

Affidati a coop spesso finite sotto indagine, con bandi riciclati e proroghe improvvisate

La sinistra contro i Cpr. Ma prima li finanziava: quei 72 milioni nel 2021
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L'ultimo cavallo di battaglia della sinistra è diventato ormai la lotta ai Cpr, ma prima del governo Meloni chi ne parlava? La sinistra no sicuramente, perché era impegnata a finanziarli e anche lautamente.

Nel 2021, infatti, con il ministro Lamorgese sono stati affidati tutti i 10 Cpr presenti oggi in Italia alle coop «pigliatutto», ovvero le grandi realtà che gestiscono - discutibilmente, stando alla marea di inchieste giudiziarie che coinvolgono i protagonisti, come il Giornale ha già riportato - i migranti. La buona sinistra ha infatti finanziato i centri per i rimpatri con 72 milioni di euro, tra proroghe improvvisate e bandi riciclati. Tutti tra il 2019 e il 2021 e tutti con proroga di 12 mesi, come riporta anche il report Cild dal nome «L'affare Cpr». Il centro di Gradisca d'Isonzo, in Friuli Venezia Giulia ancora oggi è gestito dalla coop Ekene per 3 milioni di euro affidati nel 2021. L'appalto di Torino vale invece circa 8 milioni, finiti nelle tasche di Ors, la società profit svizzera. Il Cpr piemontese è stato chiuso solo qualche mese fa, per mano del governo Meloni, a causa delle proteste dei migranti per le condizioni in cui venivano fatti vivere da anni. Sempre Ors vince anche l'appalto per il Cpr di Ponte Galeria, al centro dei drammi «sinistri» ultimamente, per un valore di più di 7 milioni di euro. A vincere la gara del Cpr di Milano è stata invece Engel Italia per poco meno di 5 milioni di euro. Da notare che la prefettura del capoluogo lombardo, invece che attivare il rinnovo a suo tempo, ha pubblicato un secondo bando nel 2022 che però è stato vinto subito dalla stessa coop e senza dettagli. Altri 7 milioni e mezzo, quasi, ad Officine Sociali per il Cpr di San Gervasio e 2 milioni e 800mila euro a Ekene per la gestione del centro di Macomer, in Sardegna.

Se non bastasse il fiume di denaro utilizzato per portare avanti quelli che oggi vengono bollati come «lager italiani», a stupire ancora di più sono i casi giudiziari che coinvolgono le cooperative scelte dalla sinistra e che, solo grazie al governo Meloni, alcune sono state eliminate negli ultimi mesi. È il caso di Bari, affidato nel 2021 a Badia Grande per 4 milioni e mezzo di euro ma con una vecchia gara d'appalto del 2017, tanto che andando a controllare il bando del 2021 ancora oggi è «in fase di definizione». Solo nel novembre 2022, con Piantedosi ministro dell'Interno, Badia Grande è stata esclusa per le inchieste a carico di Antonio Manca, macchiato di «gravi illeciti professionali». Simile la storia del Cpr di Brindisi affidato nel 2019 alla Rti tra Hera e Agh Resort srl per un valore di 1 milione e 200omila euro circa. Peccato che, consultando i dati della prefettura di Brindisi, risulta che essa non abbia indetto nessuna nuova gara d'appalto e l'affidamento sopracitato dovrebbe essere scaduto nel 2021. A Trapani l'appalto vale un totale, addirittura, di circa 18 milioni e mezzo di euro che vanno alle coop «Ati Vivere Con Società Cooperativa Onlus» e «Consorzio Hera Società Cooperativa Sociale». La prefettura di Trapani, però, proroga addirittura 3 volte la convenzione del 2021 ma non solo l'anno successivo, nel 2022, pubblica una seconda gara dal valore di 5 milioni e mezzo.

Infine Caltanissetta, circa 5 milioni e mezzo affidati nel 2021 a un soggetto fantasma: c'è il nuovo bando, il finanziamento ma l'ente gestore sono ancora Essequadro e Ad Majora, coop vincitrici del vecchio appalto del 2019. Infatti, nei documenti della prefettura il bando 2021 è ancora in fase di definizione.

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