La sinistra delusa da Biden "Ha fatto errori disastrosi"

Da Renzi a Letta, Gentiloni e Molinari, tutti bocciano l'ex "salvatore" che aveva sconfitto il demonio Trump

La sinistra delusa da Biden "Ha fatto errori disastrosi"

Il presidente degli Stati Uniti d'America Joe Biden fa cilecca al primo appuntamento. La sinistra italiana, l'amante sedotta e tradita, «rottama» il 46º inquilino della Casa Bianca. Passato in appena 7 mesi da «eroe nazionale» per i democratici italiani, dopo la vittoria (carica di polemiche) contro Donald Trump, a «principale responsabile» di una crisi internazionale e umanitaria senza precedenti. Il Pd è già in cerca di un nuovo carro su cui saltare per inseguire il «sogno» di una sinistra riformista capace di imporre un nuovo corso al mondo. Il numero due dell'amministrazione di Washington Kamala Harris è l'indiziata.

Il veloce ritiro delle truppe dall'Afghanistan, deciso da Biden contro il parere degli alleati (Italia e Gran Bretagna), provoca imbarazzo in tutto il campo della sinistra italiana. C'è chi resta in silenzio. Chi ammette il fallimento al primo vero banco di prova. Il pentimento è affidato al quotidiano La Repubblica, la più voce dell'atlantismo di sinistra, che ha accompagnato a colpi di paginate ed editoriali la conquista della Casa Bianca da parte dei Democratici americani.

La resa, davanti alla tragedia della crisi afghana con i talebani che riconquistano il potere, è contenuta nelle parole del direttore Maurizio Molinari: «La decisione disastrosa sulle modalità di ritiro dei soldati americani è stata presa dal presidente Biden, il quale era anche stato messo al corrente da intelligence e Pentagono sui rischi che si correvano se si fosse agito in maniera affrettata. La prima decisione importante presa da Biden in questi primi sette mesi di mandato è quindi stata sbagliata. Ora ci sono 15mila cittadini Usa ancora a Kabul e che devono essere riportati a casa»,commenta ospite di Frontiere (Rai 3).

Il giudizio di Molinari è netto. Al punto che il direttore de La Repubblica si spinge a un'affermazione ancor più dura: «La crisi di Teheran (nel 1980 53 dipendenti dell'ambasciata statunitense in Iran furono tenuti ostaggio da «studenti» spalleggiati dal regime) al cospetto del caos di Kabul è un gioco da ragazzi». Biden bocciato. Congedato. È un invito alla sinistra italiana a cambiare cavallo. Che arriva dal quotidiano che domenica 8 novembre 2020 festeggiava la vittoria di Biden contro il «pericoloso» Trump come il giorno della nascita di nuovo mondo. Nei giorni scorsi Matteo Renzi, altro amante tradito da Biden, aveva già ingranato la retromarcia: «Un errore storico. Rispetto ma non condivido la posizione di Biden». Lacrime di coccodrillo da parte di chi (Renzi) vedeva nel 46° Presidente Usa un «fratello maggiore». Nei giorni del ritorno dei Democratici alla Casa Bianca, dopo i quattro anni di Trump, Renzi era felice come una Pasqua: «Biden è stato un punto di riferimento vero negli anni della presidenza Obama. Ho sempre considerato Joe come la persona da chiamare quando c'era da chiedere un consiglio». Guai a dirlo, oggi, ai 15mila americani bloccati in Afghanistan che rischiano la vita. Letta, che aveva cominciato la sua avventura alla guida del Pd annunciando di ispirarsi a Biden, scarica il suo vate: «A me non è piaciuto il discorso che ha fatto Biden. Le sue parole le ho trovate totalmente inadeguate rispetto alla gravità della situazione. Questa fuga vergognosa è un tradimento ad un popolo che si è fidato di noi e che oggi probabilmente fai i conti con l'aver pensato di aver fatto male a fidarsi di noi». Altri due pezzi da novanta del Pd prendono le distanze da Biden. Enzo Bianco, presidente dei Liberal Pd ammette: «Sono rimasto deluso dalla modalità con la quale il presidente Usa Joe Biden ha orchestrato lo svolgimento dell'operazione». Seguito in scia da Pierluigi Castagnetti: «Grave errore Biden. In ogni caso i rientri non si fanno così». Critiche arrivano anche dal prodiano Arturo Parisi. L'americano per eccellenza, Walter Veltroni, resta in silenzio. Comprensibile. È complicato trovare parole giuste per giustificare il fallimento dell'uomo definito il «messia del riformismo».

Quasi muto resta il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni che aveva deciso di «abbracciarsi da solo» per salutare la vittoria di Biden. Ora Gentiloni, che parla di «finale disastroso» senza citare il presidente Usa, ha bisogno di abbraccio vero.

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