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La sinistra divisa in tre riunisce il centrodestra

Pressing su Albertini a Milano e Bertolaso a Roma. E la frattura Pd-5S vacilla ovunque

La sinistra divisa in tre riunisce il centrodestra

Il centrosinistra giallorosso va in frantumi a Roma, tornano le antiche primarie e il centrodestra prova a ritrovare l'unità dopo lunghe settimane di scontri. «Ci sarà un tavolo a breve» annuncia il segretario della Lega Matteo Salvini, mentre un comunicato della Lega spinge per convergere al più presto. Ciò significherebbe convincere a Roma il candidato Guido Bertolaso, forte del suo successo nell'invertire la rotta dei vaccini in Lombardia, e a Milano l'ex sindaco Gabriele Albertini, che continua a fare il ritroso, anche se c'è chi spera che è ancora in partita.

Ciò che è certo è che nelle ultime ore le difficoltà interne ai partiti del centrodestra che spingevano per nomi propri si stanno assottigliando e la coppia Bertolaso-Albertini ha ripreso quota, benché gli altri nomi continuino a circolare, dall'ex ad di Telecom Renato Ruggiero, già «capo» di Sala in azienda, a Roberto Rasia Dal Polo a Maurizio Dallocchio a Maurizio Lupi. «Albertini è un ottimo candidato, speriamo ci ripensi. Lo stesso discorso vale per Bertolaso» dice il coordinatore azzurro, Antonio Tajani, anche se c'è chi insiste per candidare lui, Tajani, a sindaco. E Salvini: «Se non c'è nessun veto su Bertolaso a Roma e Albertini a Milano sono la persona più felice del mondo».

È ormai diventata una posizione solida quella di Albertini e di sua moglie Giovanna, contraria alla discesa in campo di uno dei sindaci di Milano più amati, nonostante l'età, 70 anni, gli consentirebbe agevolmente un terzo giro. Vari sondaggi lo considerano la persona più adatta a sfidare Beppe Sala, che anche se è molto ben piazzato non ha ancora le simpatie dei 5stelle né la vittoria in tasca. Albertini è un nome che unisce e piace anche agli elettori di Fratelli d'Italia.

A Roma Bertolaso, se tutti i partiti inclusa Fdi ne accettassero la candidatura, potrebbe avere buon gioco sulle divisioni tra Virginia Raggi incoronata dall'ex presidente del consiglio, Giuseppe Conte, leader dei Cinque stelle (o almeno di una sua parte), l'ex ministro dell'Economia Roberto Gualtieri che ha incassato il via libera del segretario dem Enrico Letta e Carlo Calenda di Azione che da battitore libero dice che a Milano sostiene Sala, a Bologna la Conti, a Napoli e Torino ancora non sa.

Resta da capire se la frattura tra Pd e 5stelle alle amministrative si riproporrà a cascata anche altrove, come sembra a prima vista, e quale effetto avranno le primarie, a partire da Roma dove saranno il 20 giugno, come annuncia Enrico Letta. Nel centrodestra a Torino si consolida la candidatura dell'imprenditore Paolo Damilano, mentre la sinistra è in attesa di primarie. A Napoli rimane in pole position Catello Maresca, pm tra l'altro alla guida dell'inchiesta che ha portato all'arresto del latitante Michele Zagaria, mentre tra Roberto Fico e Antonio Bassolino non è chiaro come finirà. In Calabria la scelta Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia alla Camera, che affronterà Luigi De Magistris e non solo lui.

Domani una prima riunione dei responsabili enti locali del centrodestra «sarà una specie di fine dell'era glaciale» tra Fdi e il resto della coalizione, osserva Ignazio la Russa. Si parlerà delle oltre venti città capoluogo in cui si va al voto, da Trieste a Salerno Cosenza Latina San Benedetto del Tronto Rimini Grosseto Isernia Ravenna Pordenone... Stralciate le aree metropolitane. Maurizio Gasparri per Fi sintetizza: «Serve una coalizione unita e proposte di serie A. Non si può fare come nel film di Nanni Moretti in cui l'interrogato risponde al professore che chiede di parlargli di un poeta a piacere: Mario Rossi, suo amico.

Bisogna attingere alla letteratura di vaglia».

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