Sinistra in estasi per le volgarità dell'urlatore rosso Landini

Quel comunista più uguale degli altri che aspira a diventare leader della sinistra rosso fuoco

Sinistra in estasi per le volgarità dell'urlatore rosso Landini

Piaccia o no, Maurizio Landini, sindacalista urlatore, segretario generale della Fiom (metalmeccanici e similari) è diventato un personaggio grazie ai media, o per colpa dei medesimi. In qualsiasi ora del giorno, se accendi il televisore e ti sintonizzi su una delle decine di reti, ti compaiono sistematicamente gli stessi volti: quello di Landini, impegnato a sbraitare, seguito o preceduto da quelli di Matteo Renzi, di Giorgio Napolitano, del Papa, dei baby cantanti, dei cuochi e, ultimamente, perfino dei pasticcieri.

Una promozione in pompa magna per il sindacalista, assurto a tale notorietà che egli ora - si vocifera tra palazzo e dintorni - aspira a diventare leader della sinistra rosso fuoco. Auguri. L'uomo non è stupido e ha fatto tanta strada, partendo ragazzo da un paesino dell'Appennino reggiano, Castelnovo ne' Monti, poco meno di 40 anni orsono. Cominciò quale apprendista saldatore e salì in fretta, due gradini alla volta, verso i vertici del potere sindacale.

Nella presente, difficile congiuntura conta di più lui, a livello popolare, della signora Susanna Camusso. Ignoro se si sia montato la testa, ma di sicuro ha alzato la cresta fino a perdere il senso della misura e della realtà. Venerdì scorso, come Il Giornale ha già riferito ieri, è arrivato ad affermare che i sostenitori di Renzi, il 40 per cento dei votanti, non sono onesti. Poiché pensava la stessa cosa di coloro che appoggiavano il centrodestra ai tempi in cui Silvio Berlusconi deteneva la maggioranza, significa che in Italia le persone perbene si riducono al capo della Fiom e ai suoi iscritti.

Una bischerata del genere poteva uscire soltanto dalla bocca di un signore che, essendo passato bruscamente da una rinomanza rionale a fama nazionale, si è abbandonato al delirio di onnipotenza. Lo si deduce dai decibel raggiunti dalla voce del segretario generale. Il quale non discute, non conversa: bercia. Una forma espressiva che non si addice alla manifestazione del pensiero mediante argomentazioni, bensì allo sfogo dell'ira e del rancore, che sono i tubi di scappamento della frustrazione. Landini ha sostituito i ragionamenti con eruzioni verbali ricche di energia negativa e, in questo modo, se disgusta il pubblico razionale e pacato, riesce invece a elettrizzare le masse furibonde che, nella sua oratoria veemente e nella sua foga trovano qualcosa di familiare, di rappresentativo del loro stato d'animo.

Il successo del sindacalista si spiega così: egli ha la capacità di interpretare alla perfezione la collera delle classi disagiate. Se il linguaggio, lo stile, i concetti e la presunzione di Landini fossero «patrimonio» di un leader di centro o, peggio, di destra, questi sarebbe disprezzato, posto all'indice, trattato come un appestato indegno di essere preso in considerazione, se non dagli psichiatri. I progressisti col birignao, in particolare, direbbero che un simile fenomeno di volgarità va isolato dal consorzio civile. Poiché, invece, l'arringatore della Fiom è pur sempre un comunista sopravvissuto ancorché folcloristico, e fa parte del club che ha generato il Pd, merita al massimo per le sue intemperanze qualche rimbrotto, però non bisogna fargli mancare il rispetto dovuto ai soci.

Infatti, a Matteo Salvini i piddini rimproverano di frequentare i neofascisti di Casa

Pound, ma non dicono una parola contro i compagni che tollerano i violenti dei centri sociali, anche questi appartenenti al circolo degli intelligenti di sinistra. Trascorrono gli anni, tuttavia i pregiudizi non muoiono.

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