Roma - Il viaggio in auto a Strasburgo di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista ha portato novità sul reddito di cittadinanza. «Il sito Internet sarà pronto nel mese di marzo: da quel momento nel giro di qualche settimana vi diremo se la persona che ha fatto domanda può accedere al reddito oppure no», ha dichiarato il vicepremier aggiungendo che in caso positivo «dopo pochi giorni avrete una telefonata del navigator: non è stato facile ma ci siamo quasi».
La migliore risposta, per quanto venata dalla polemica politica, è quella della vicepresidente della Camera, Mara Carfagna. «Ad oggi nessuno ha visto il decreto che istituisce il reddito di cittadinanza», ha dichiarato precisando che «non è il primo annuncio del genere: già il governo disse di avere stampato le tessere, di avere stabilizzato i navigator, che avrebbe distribuito i primi assegni a gennaio e, ovviamente, di avere abolito la povertà». Tutto vero nel senso che i fatti si sono incaricati di smentire puntualmente gli annunci trionfalistici a Cinque stelle. Pertanto, l'unico dato certo, in attesa del provvedimento che dovrebbe essere varato dopodomani dal Consiglio dei ministri, è che la richiesta del sussidio potrà essere effettuata via Internet dopodiché Poste Italiane, una volta ricevuto l'ok dell'Inps, si incaricherà di distribuire le social card. Ma ancora troppe sono le incertezze: la rete fisica degli sportelli postali rappresenterà sempre un'alternativa per chi non è connesso. Senza contare che, secondo le ultime indiscrezioni, anche l'Inps sarebbe tenuta ad avvisare tramite lettera i potenziali beneficiari.
«Sul reddito ci sono ancora tante persone che sono scettiche, che pensano sia un regalo a fancazzisti. Ormai è passato, grazie a Dio, e si renderanno conto della bontà» della misura, gli ha fatto eco Alessandro Di Battista. Lo scetticismo, tuttavia, resta giustificato perché il tanto sospirato accordo Lega-M5s sui fondi per i disabili ancora non è stato siglato sebbene sia ormai in dirittura d'arrivo. Il Carroccio dovrebbe in pratica accontentarsi dell'estensione del reddito a una platea di 260mila inabili che vivono sotto la soglia di povertà. L'accesso al reddito per queste categorie viene svincolato dalla ricerca di lavoro così come coloro che hanno figli disabili saranno esonerati dall'obbligo di accettare dopo 18 mesi di percezione del reddito una proposta che superi i 250 chilometri dalla propria residenza (in caso contrario sono garantiti 12 mesi di reddito aggiuntivi). La Lega vorrebbe ancora di più e oggi la questione dovrebbe essere in qualche modo risolta.
Se Di Battista assicura che i «fannulloni» non riceveranno il sussidio, proprio perché manca il provvedimento non vi è ancora nessuna chiarezza su come sarà strutturato il sistema di penalizzazioni per invogliare i percettori a non rifiutare le proposte di lavoro. In pratica, è stato fatto sapere che dopo 12 mesi i beneficiari dovranno accettare una proposta (sia che si tratta della prima o di una successiva) e che un eventuale rifiuto comporterà la decadenza dal reddito. Allo stesso modo, ci saranno altri malus per chi rifiuta: l'obiettivo è risparmiare sui 6,1 miliardi di stanziamento per il 2019. Ma in questo modo, con i Centri per l'impiego ancora al palo e con i patti per il lavoro da stipulare entro maggio, sarà difficile per chiunque formarsi o trovare il modo di ricollocarsi. Non meno problematica sarà la possibilità di rimettere nel mondo del lavoro persone che vivono comunque in situazioni borderline.
Ma Luigi Di Maio è ottimista.
«Abbiamo bisogno che con le elezioni cambino alcune regole europee e, allo stesso modo, dobbiamo aumentare la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza, abbassare ancora di più le tasse alle imprese», ha promesso indicando anche un altro target «quota 41 come superamento della Fornero». L'ultima promessa elettorale? L'abolizione dei pedaggi autostradali con il canone flat. Nel magico mondo M5s tutto è possibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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