Tutto come previsto. "Sulla questione dei prestiti di riparazione per l'Ucraina basati sugli asset russi immobilizzati non si è arrivati ad un consenso al livello degli ambasciatori, quindi il testo delle conclusioni andrà tra parentesi ai leader, perché è troppo importante". È quanto riferisce una fonte diplomatica della Ue, confermando che non tutti sono d'accordo sull'utilizzo delle risorse russe congelate. Il dito è ovviamente puntato sull'Ungheria di Orbán, da sempre vicina a Putin e più colte contraria agli aiuti all'Ucraina ma il tema è complesso anche dal punto di vista giuridico e legale. Molti sono i dettagli da limare, come le garanzie che dovranno dare gli stati membri a copertura dei prestiti, l'analisi del rischio per il Belgio, paese che detiene la gran parte degli asset, e il tipo di utilizzo dei fondi concesso all'Ucraina. Oltre al Consiglio Europeo di oggi, la Commissione continuerà a lavorare sulla proposta da presentare agli Stati membri tenendo conto di tutti gli aspetti. L'obiettivo è trovare una quadra entro il vertice previsto a dicembre.
Si avvicina invece il 19esimo pacchetto di sanzioni europee alla Russia, che comprendono un bando sulle importazioni di gas naturale liquefatto entro il 2027 e l'inserimento nella blacklist di altre navi della cosidetta flotta ombra,
oltre a restrizioni ai viaggi dei diplomatici russi in Europa. Ieri la Slovacchia ha comunicato agli altri Stati membri dell'Ue di aver ritirato la riserva. La conferma arriverà entro oggi, al termine della procedura scritta.